Un inizio 2017 amaro si prefigura per oltre 40 mila siciliani. Due i fronti drammatici aperti: dal 1 gennaio 30 mila disoccupati siciliani resteranno senza sostegno al reddito. D’altra parte viene meno anche l’incentivo per le aziende che volessero assumere dipendenti in Naspi, un bacino che riguarda oltre undicimila persone. Per loro sono scarse o nulle anche le possibilità di essere assunti in altre aziende.

Una dramma sociale esplosivo dalle dimensione allarmanti in un’Isola in cui la disoccupazione è ai livelli più alti di tutto il Paese e la ricollocazione di lavoratori over 50  con politiche mirate di reinserimento è soltanto una chimera.

Per la Cgil si tratta di  una  “scelta inopportuna e inadeguata del Governo” nel cancellare il sostegno al reddito per i licenziamenti collettivi.

“Non si possono cancellare gli ammortizzatori sociali quando vengono istituite le aree di crisi complessa di Termini e Gela – dice il segretario regionale cgil Michele Pagliaro – Sono contraddizioni pericolose per la Sicilia che negli ultimi nove mesi ha perso 11 mila posti di lavoro”.

“La contropartita alla perdita dell’indennità di mobilità sarebbero le politiche attive del lavoro – continua Pagliaro – che nell’isola sono state fallimentari o hanno generato solo clientele”.

Non è da meno il commento di Mimmo Milazzo, segretario generale della Cisl: “Con la fine dell’indennità di mobilità e l’introduzione della Naspi per tutti, si riduce a un massimo di due anni il periodo di sostegno al reddito in caso di licenziamento. Questo rende ancor più evidenti, l’assenza di normative serie di contrasto alla povertà e il fatto che si brancola nel buio in materia di politiche attive per il reinserimento occupazionale, sul terreno della formazione e della riqualificazione di chi perde il lavoro, sul fronte delle politiche di sviluppo diffuso e duraturo”. “Con l’anno nuovo le aziende che volessero assumere i disoccupati in Naspi non godranno più degli incentivi che erano garantiti per i lavoratori in mobilità – aggiunge Claudio barone della Uil – ciò insieme a una dotazione economica insufficiente per i soggetti promotori di politiche attive. Tutto questo avrà effetti devastanti in una terra dove i livelli di disoccupazione già altissimi”.