Un influsso, una forza malefica, attribuita, secondo la superstizione popolare, allo sguardo e al potere occulto di alcune persone.
Talismani, scongiuri o gesti scaramantici sono tutti finalizzati ad un unico scopo: combattere il “malocchio”. Potrebbe sembrare qualcosa che oggi faccia solo sorridere, eppure non è così: come scrive il giornale online MadonieNotizie, si scopre che sono in molti ad utilizzare, anche inconsapevolmente, strumenti e rituali di protezione.
Anticamente in Sicilia il malocchio era affrontato preventivamente: la casa veniva regolarmente purificata con acqua e sale. Quest’ultimo veniva messo all’interno di sacchetti rossi e successivamente appeso negli armadi, o anche all’esterno dell’abitazione. Venivano indossati abitualmente amuleti di vario genere e fatti gesti come le classiche “corna” o il tocco dei genitali.
Se poi nonostante la prevenzione si riteneva di essere stati colpiti, interveniva l’esperta che effettuava un’opportuna visita al malcapitato. Era usato moltissimo per la ‘diagnosi’ l’olio, di cui venivano versate tre gocce in un piatto con un po’ d’acqua. Se l’olio assumeva una forma rotonda il male era stato lanciato da un uomo, se la forma era allungata allora l’artefice era una donna. Se invece l’olio si allargava a macchia per tutto il piatto non v’era alcun maleficio, ma i malesseri erano evidentemente da ascriversi ad altra causa.
In caso di esito positivo l’esperta dava inizio a una serie di rituali accompagnati da particolari orazioni per liberare dal male. Spesso questi riti prevedevano l’utilizzo del latte o di particolari erbe: tra le più usate c’era la fetida ruta che pare avesse proprietà eccezionali. L’operazione terminava, in ogni caso, con una preghiera segreta e segnando la fronte “dell’ammalato” per sette volte con tre croci e con il dito unto di olio.
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