Il romanzo “Inerti” di Barbara Giangravè si è aggiudicato l’edizione 2017 del premio Augusta.
Il Premio Letterario riservato agli autori esordienti e fondato nel 2016 dall’omonima associazione culturale torinese ha visto salire sul palco di Pistoia – capitale della cultura italiana in carica – la giornalista e scrittrice palermitana. La manifestazione, già patrocinata dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino, si è avvalsa quest’anno anche della sponsorizzazione del Salone Internazionale del Libro e dell’Istituto Treccani
La giornalista e scrittrice siciliana, al suo esordio come autrice con il romanzo “Inerti” (pubblicato dalla casa editrice milanese Autodafé), è arrivata alla finale del Premio Letterario per il secondo anno consecutivo. Già l’anno scorso, infatti, a Mantova (capitale italiana della cultura 2016), la romanziera siciliana era risultata seconda alla fine della votazione on line da parte dei lettori e non era salita sul palco del Teatro Sociale perché non selezionata dalla giuria.
Inerti è un romanzo a tutti gli effetti, anche se nasce da un precedente lavoro d’inchiesta di colei che lo ha scritto. Questa la quarta di copertina: “Licenziata dall’azienda per cui lavora, la trentenne Gioia lascia la sua città e si trasferisce nel paese di provincia dei defunti genitori. Il suo arrivo nel piccolo centro abitato non passa inosservato, nonostante Gioia viva tra casa e la libreria, nella quale viene assunta come commessa. L’incontro con una vecchia conoscenza, Fabio, sconvolge i piani di Gioia. L’uomo, malato di tumore, rivela che sono in tanti ad avere il cancro in quel posto. Interessata a fare luce sulla vicenda, Gioia comincia, con l’aiuto di Fabio e di altre persone, a cercare le prove di un traffico illecito di rifiuti di cui tutti parlano tra i denti, senza mai fare alcuna vera ammissione. Alla ricostruzione del passato dell’antico borgo delle origini, si affiancano il ricordo doloroso di uno stupro subito da Gioia quando era adolescente e dubbi e sospetti sull’incidente stradale in cui sono morti i genitori. Il romanzo nasce dalla raccolta di materiale per un’inchiesta su presunti intombamenti in Sicilia e viene incoraggiato dalle dichiarazioni che il pentito di camorra Carmine Schiavone ha rilasciato all’autrice un anno prima di morire, relative allo smaltimento illegale di rifiuti che, in Sicilia, sarebbe iniziato dieci anni prima rispetto alla Campania.
“Con questo assegno in tasca – ha dichiarato Barbara Giangravè – avrò la possibilità di concentrarmi sulla scrittura per qualche altro mese. Poi si vedrà. Ma, nel frattempo, voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno portata fino a questo punto: i giornalisti che hanno scritto subito di me, i librai che mi hanno dato la possibilità di presentare il romanzo anche se un’illustre sconosciuta ha bussato personalmente alla loro porta, i lettori che dopo avermi incontrato mi hanno seguito e incoraggiato tramite la rete, gli amici (tanti) che mi hanno supportato e sopportato in giro per l’Italia, la mia famiglia di sangue e quella buddista… che mi ha permesso di non mollare mai, soprattutto nei momenti peggiori”.