Un grande complesso di archeologia industriale vincolato dalla Soprintendenza divenuto nel tempo pericolante e fatiscente, oltre a costituire una vera e propria bomba ecologica per la presenza di amianto, oli nocivi, rifiuti pericolosi per la salute pubblica.
Si tratta dell’ex Chimica Arenella di Palermo, che un tempo produceva lievito per poi passare, prima di fermare la produzione industriale, a saponi e detersivi.
Un luogo ormai abbandonato da anni ma dove si sono consumate gravi violazioni ambientali sulle quali si cerca di far luce in un processo che vede imputati quattro soggetti.
Come si legge sul Giornale di Sicilia, il pm Maria Rosaria Perricone ha chiesto le condanne per Salvatore Badagliacca e Claudio Li Vigni, che si alternarono nella guida del settore Edilizia pericolante della Protezione civile comunale: due anni ciascuno. Per Francesco Fiorino, che coordina il servizio Ambiente, la richiesta è stata di sei mesi e di un anno invece per Vincenzo Arata, tecnico della Protezione civile. Nella vicenda era stato coinvolto in un primo momento anche il dirigente Francesco Mereu, in quanto responsabile della Protezione civile comunale, ma era stato assolto in abbreviato dal Gup Fabio Pilato.
Nel corso del dibattimento, che si concluderà ad ottobre, aveva deposto anche il sindaco Leoluca Orlando, ascoltato nel gennaio scorso dai giudici. Orlando aveva detto di aver fatto quanto era un suo potere in una situazione gravemente ‘ingarbugliata’.
In merito a cosa fece in concreto il Comune, Orlando aveva parlato di una lettera del 12 marzo 2013, in cui – a seguito dell’ispezione da parte dei vigili urbani di febbraio – era emersa la situazione di grave pericolo per la salute rappresentata dall’area.
Orlando aveva detto: “Chiesi di porre in essere gli atti necessari a garantire la messa in sicurezza e la bonifica degli edifici della ex fabbrica. Disposi proprio per questo gli accertamenti e l’intervento degli uffici competenti”.
La polizia municipale aveva eseguito ispezioni e sequestri, tra febbraio 2013 e luglio 2016 nell’area dell’ex Chimica, che apparteneva ad una azienda privata che poi fallì, subentrò dunque la curatela fallimentare.
Tra attese, ritardi ed omissioni si cerca adesso di capire chi doveva fare cosa e perché non lo ha fatto.
La requisitoria del pm di ieri è stata concentrata sulle mancanze da parte dei quattro imputati che avrebbero dovuto intervenire per porre in essere la bonifica. Ritardi attribuiti a Badagliacca, oggi in pensione e difeso dagli avvocati Vincenzo e Marilia Lo Re, e a Li Vigni, assistito dall’avvocato Bruna Sparacino. Fiorino invece, secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbe responsabilità meno significative: lo assiste l’avvocato Carmelo Garlisi.
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