“Non prendiamoci per il culo. La mafia ha vinto e sta vincendo su tutti i fronti, o quasi”. Lo dice con tono provocatorio Mariangela Di Gangi, candidata al Consiglio comunale nella lista di Franco Miceli, che corre per il centrosinistra.

“Quelle stragi sono servite e tanto”

In particolare, Mariangela Di Gangi commenta le celebrazioni di questi giorni. Per Di Gangi “a trent’anni dalle stragi, quanto avviene a Palermo dimostra che quelle stragi sono servite e tanto. Sono servite prima di tutto a eliminare dei giudici che volevano indagare e colpire il cosiddetto “Terzo livello”, quello della politica e dei servizi cosiddetti deviati, che con la mafia sono sempre andati a braccetto. Lo dimostrano trent’anni di depistaggi che proprio quei livelli hanno lasciato impuniti. Quelle stragi sono servite. A dimostrare che la mafia non molla la presa e quando si vede attaccata sul serio è pronta a tutto.

L’attacco a Musumeci

Mariangela Di Gangi riserva anche un attacco agli ex governatori siciliani e a Musumeci. “Che quelle stragi sono servite lo dimostra anche il fatto che in questi trent’anni abbiamo avuto due presidenti di Regione indagati per rapporti con la mafia e un terzo indagato per aver servito “poteri” diversi da quelli pubblici. Lo dimostra il fatto che l’attuale presidente della Regione non disdegni “tête-à-tête” con un condannato in via definitiva proprio per mafia. E lo dimostra il fatto che qualcuno esercita ancora il proprio potere baronale a forza di pizzini, anche se non più cartacei ma col più moderno WhatsApp”.

Ma per fortuna la mafia non ha vinto su tutti i fronti.

Nel suo lungo post, Mariangela Di Gangi, ricorda che ci sono “cittadine e i cittadini che rivendicano i propri diritti prima di chiedere favori”, ricorda anche chi si ribella al pizzo o anche alla “baronia universitaria”. “La mafia non ha vinto, ma siamo lontani dalla sua sconfitta secondo la candidata a sostegno di Miceli. “Io lo voglio dire con chiarezza: è vero, Palermo è fatta oggi di una maggioranza che non vuole piegarsi alla prevaricazione della mentalità mafiosa, che ha interiorizzato la “bellezza del fresco profumo di libertà”, una libertà che però non è ancora concreta perché la libertà, oltre che di partecipazione, è fatta anche di servizi, di opportunità, di possibilità”