Le indagini sull’associazione cultista Maphiste sono iniziate a maggio del 2019 dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che apparteneva ad un’altra associazione “The Supreme Eiye Confraternity (Sec)”.

Le indagini, durate poco più di un anno, coordinate dalla procura distrettuale etnea e condotte dalla squadra mobile si sono avvalse delle intercettazioni telefoniche di un centinaio di utente.

Grazie alla collaborazione di interpreti esperti si è ricostruita l’organizzazione mafiosa fortemente gerarchica che consentiva l’ingresso solo dopo un rito di affiliazione che assoggettava i nuovi membri ai capi. Secondo le indagini gli appartenenti al Cult Maphiste della famiglia Lighthouse of Sicily controllavano un importante traffico di stupefacenti. Le riunioni segrete sono proseguite anche nel periodo del lockdown durante l’emergenza Covid.

L’organizzazione che si era radicata in Sicilia nel 2016 poteva contare su ramificazioni di altri affiliati in diverse parti d’Europa. A novembre del 2016 ci fu uno scontro avvenuto proprio Catana tra i massimi esponenti dei Maphiste siciliani, Ede Osagiede detto Babanè e Godwin Evbobuin detto Volte e i massimi esponenti del Cult Black Axe, scontro determinato dalla esigenza dei due cults antagonisti di affermare la prevalenza del proprio predominio sul territorio. l’articolazione siciliana dei Maphiste non risultava tuttavia presente solo sul territorio di Catania, le indagini consentivano di individuare diversi sodali in più territori della Regione, precisamente nelle città di Caltanissetta, Palermo e Messina.

E proprio a Caltanissetta, dopo gli scontri del 2016 ed un successivo periodo di carcerazione, aveva deciso di stabilirsi il Don, il capo dell’articolazione, Ede Osagiede detto Babanè: se la Sicilia era il regno della famiglia Lighthouse of Sicily governata da Babanè, Caltanissetta era sicuramente la sua reggia, potendo contare su uomini e donne, alle sue ossequiose dipendenze, impiegati dal predetto nello svolgimento di incombenze di qualsiasi tipo (dall’acquisto di generi alimentari al trasporto di stupefacente); allo stesso modo Godwin Evbobuin detto Volte era leader indiscusso a Catania e dotato di una particolare ecclettismo criminale pur avendo una rilevante expertise criminale nel settore degli stupefacenti appariva capace di dedicarsi anche ai falsi, alla ricettazione di apparecchi cellulari, ai recuperi di crediti utilizzando il timore ingenerato nei connazionali dalla sua carica cultista, a precostituire false documentazioni ai fini del rilascio del permesso di soggiorno per connazionali.

Evabobuin ed Ede avrebbero gestito in questi anni una intensa attività di narcotraffico: gli stessi risultavano avere comuni canali di approvvigionamento ed esser talvolta cointeressati alla medesima operazione economica, sebbene fossero dediti ad un proprio mercato condotto e controllato svolto rispettivamente da Volte sulla piazza di Catania e da Babanè su quella di Caltanissetta.

I due capi dei Maphite gestivano il mercato del narcotraffico cercando di non sporcarsi le mani adottando una serie di innovazioni rispetto al passato. In primo luogo con una contaminazione delle piazze locali. Mentre in passato il narcotraffico gestito dai gruppi cultisti era un settore etnico ovvero caratterizzato dalla nazionalità e che escludeva la presenza di soggetti italiani, si trattava in buona sostanza di venditori nigeriani, di fornitori nigeriani e assuntori nigeriani, con qualche occasionale intrusione di soggetti ghanesi o gambiani, i due nuovi capi Volte e Babanè li portava rapporti anche con acquirenti italiani.

Sia Volte che Babanè riuscivano ad avere forniture forniture di stupefacente a costi concorrenziali sul mercato illecito dello stupefacente (costi che spesso erano parametrati ad una qualità non buona dello stupefacente), forniture che venivano recapitate direttamente ai due richiedenti da soggetti residenti in altre parti d’Italia, personalmente o attraverso una serie di corrieri pronti a nascondere e viaggiare con la droga in cambio di pochi euro. Gli indagati, infine, non risultavano impegnati direttamente nella gestione di una piazza di spaccio, ma si collocavano ad un livello più elevato della filiera del narco traffico.

Volte si rapportava solo ai suoi fornitori nigeriani e ai suoi committenti italiani ai quali assicurava forniture di eroina che gli stessi poi rivendevano a terzi; Babanè, dalla sua abitazione, controllava il traffico di stupefacenti gestito da nigeriani in territorio nisseno percependo somme di denaro dai connazionali che spacciavano in strada anche rifornendoli o facendosi erogare quantità di stupefacenti per clienti fidati oppure si rapportava ai suoi stabili fornitori di eroina, in tutto ciò facendosi coadiuvare da soggetti fidati nella gestione della riscossione delle somme, confezionamento e suddivisione dello stupefacente, consegne di stupefacente.

I provvedimenti di fermo sono stati convalidati dal Gip per 24 degli arrestati non è stata applicata misura cautelare nei confronti degli indagati Osas e Igbineweka.

Ecco l’elenco degli arrestati nel corso dell’Operazione anti-mafia “Lighthouse of Sicily” della squadra mobile di Catania:

Godwin Evbobuin, 37 anni; a Catania sono stati arrestati Osaretin Idehen, 44 anni, Ernest Igbineweka, 27 anni, Antonio Mannino, 56 anni, Domenico Mannino, 31 anni, Salvatore Mannino, 30 anni. A Messina sono stati arrestati  Benedict John, 29 anni, Oscar Akhuams, 36 anni. A Caltanissetta sono stati arrestati Ede Osagiede, 35 anni, Lamin Njie, 36 anni, Eorhbor Edith 25 anni, Victor Omon Inegbenekhian 49 anni, Joseph Uvwo, 43 anni, Cristian Monday 21 anni,  Hope  Sylvester hope 30 anni, Odion    Omondiagbe, 21 anni, Prince Gyamfi Kosi 45 anni, Insua, Murana, 22 anni. A Palermo sono stati arrestati Nosa Omoragbon, 38 anni, Ibrahim Alhassan 33 anni, Lucky Rueben lucky, 31 anni. A Schiavone (Cs) sono stati arrestati Joy Payos, 38 anni e Godday Osas 25 anni. Stanley Kelechi Ozuigbo, 38 anni arrestato a Roma, Wisdom Monday, 22 anni arrestato a Firenze e Godstime Abumen, 24 anni arrestato a Vicenza.

 

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