Ormai imperversa la moda del pane al carbone vegetale, una polvere fine e porosa che si acquista anche in farmacia. Di recente – rileva Coldiretti Sicilia – c’è stata una grande diffusione e viene utilizzata per numerosi prodotti da forno.
Il colore non dipende dunque dall’uso di farine integrali di grani autoctoni come la timilia e nemmeno da coloranti naturali come il nero di seppia ma appunto da questa polvere o, nei casi peggiori da un colorante.
In attesa dei chiarimenti sulla sicurezza alimentare, Coldiretti Sicilia consiglia di scegliere tra i tantissimi pani tradizionali realizzati con il grano seminato e mietuto nell’isola. Si spazia quello Dop del Dittaino ai tanti prodotti tradizionali dove spiccano il pane di Monreale, o la muffoletta, la mafalda, il “pane cu criscenti” e le tantissime creazioni che vengono realizzate dai panettieri e che cambiano ad ogni manciata di chilometro, offrendo un paniere diversificato e di alta qualità.
Accanto alle novità modaiole, sempre più panifici promuovono anche pane e pizze realizzati con farine che derivano da grani made in SIcily come il russello. Se la crisi ha spinto a produrre il pane in casa, molti imprenditori agricoli seminano grani antichi che stanno vivendo una nuova vita grazie anche alla trasformazione diretta e alla vendita nei mercati di Campagna amica.
Grani che hanno una resa inferiore ma vengono premiati dal mercato per la loro digeribilità. Tutto ciò rende il pane siciliano unico e fa guadagnare un primato che deve essere mantenuto alto e non limitato da ciò che il marketing impone. Rivolgersi al proprio panettiere di fiducia che certifica la provenienza del grano e della farina è un accorgimento in più per evitare di scegliere prodotti che arrivano dall’altra parte del mondo.
Sono circa 50 – ricorda Coldiretti Sicilia – le varietà locali di frumenti custodite nella Stazione Sperimentale di Granicoltura di Caltagirone. Un patrimonio di valore inestimabile che va salvaguardato.
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