• A Palermo la commemorazione di Emanuele Piazza, ucciso da Cosa nostra 31 anni fa
  • Piazza era un agente di polizia e cacciatore di latitanti
  • In piazza Giovanni Paolo II la posa della prima pietra del “Marciapiede della memoria”
  • Il toccante ricordo del padre e del fratello

Una pietra per le vittime della mafia dimenticate dalle istituzioni

Una pietra. Simbolo di memoria perenne e inscalfibile. Segno della volontà di costruire, in memoria di Emanuele Piazza e di tutte le vittime della lotta contro la mafia. Stamattina in Piazza Giovanni Paolo II a Palermo (già Piazza De Gasperi) si è tenuta la posa di una pietra con l’auspicio che possa essere la prima del ‘’Marciapiede della memoria, delle vittime di mafia dimenticate dalle istituzioni”.

Chi era Emanuele Piazza

Emanuele Piazza – agente di polizia e collaboratore dei servizi segreti – viene brutalmente ucciso il 16 marzo di 31 anni fa da Cosa Nostra. Un caso di lupara bianca avvolto per anni da omertà istituzionali e reticenze.
“Ricordo prima di tutti a me stesso – spiega l’avvocato Andrea Piazza, fratello di Emanuele – che purtroppo (per le modalità del barbaro assassinio) su questa terra, a distanza di poche ore dall’omicidio, di Emanuele non è rimasto nulla del suo corpo e pertanto l’iniziativa di deporre una pietra, si spiega cosi; è esclusivamente diretta ad un condivisione del ricordo della memoria di mio fratello nel giorno del 31° anniversario con tutti coloro che lo hanno direttamente o indirettamente amato, conosciuto e stimato. Una semplice pietra, ricercata nel giardino della casa dove ha vissuto Emanuele, per ricordare il suo sacrificio e che simboleggia anche la negazione di un diritto alla memoria. Un urlo nel silenzio. Un monumento invisibile da dedicare a tutte “le vittime anche ignote” di cosa nostra”.

Il marciapiede della memoria

La posa della pietra porta in sé la ferrea volontà di dar voce a tutte le vittime che ne sono state private. “Mi permetto di lanciare una proposta – continua Andrea Piazza – e spero con il cuore che sia raccolta, organizzata e portata avanti dagli amici dell’associazione “Avvocati e Società civile, Autorevolezza e Legalità’’ della quale mi onoro di far parte. Un tratto del marciapiede di viale Croce Rossa necessita di essere ripavimentato e vorrei proporre di realizzare proprio lì “IL MARCIAPIEDE DELLA MEMORIA” per, contemporaneamente, rendere onore alla memoria di mio fratello e offrire un servizio ai Cittadini nel nome di Emanuele. Spero che questo piccolo gesto possa attivare un processo di sincero, onesto e disinteressato ricordo della memoria di tutte le vittime di mafia, sino ad oggi negato”.

La manifestazione a Palermo

Alla manifestazione, fortemente voluta dalla famiglia di Emanuele Piazza e organizzata con l’Associazione Per Onorare La Memoria Dei Caduti Nella Lotta Contro La Mafia sono intervenuti Agende Rosse Paolo Borsellino, Comitato Europeo per la Memoria e la Legalità, Giù le Mani dai Bambini, Avvocati Autorevolezza e Legalità e Osservatorio per lo Sviluppo e la Legalità Giuseppe La Franca.

Il ricordo del padre Giustino

Presente alla commemorazione il padre di Emanuele, Giustino Piazza, che ha portato avanti per tanti anni una dolorosa battaglia per conoscere la verità. “Volevano archiviare più volte il procedimento – ha detto – io ho presentato delle memorie grazie alle quali, Pietro Grasso, che allora era nella Direzione Nazionale Antimafia lo ha evitato. Ho tanti ricordi di Emanuele, ma ricordare è doloroso. Le istituzioni sono state spesso completamente assenti. Ma siamo andati avanti. Con l’associazione dedicata a mio figlio abbiamo portato avanti tanti progetti, soprattutto allo Zen, riguardanti scuole e squadre di calcio”.

Il ricordo del fratello Andrea

Anche Andrea Piazza ha voluto ricordare il fratello: “Il mio ricordo più bello è la sua spontaneità nei confronti degli indifesi e soprattutto dei bambini, la sua profonda umanità. E’ importante che la comunità non lo dimentichi. Questa pietra è un modo per coltivare la memoria e seguire un percorso di legalità, attraverso il ricordo credo che si possa migliorare la vita di tutti.
Lo Stato lo ha spesso dimenticato, ma Emanuele è amato dalle persone comuni. Il mio dolore più grande è continuare a vedere l’antimafia di facciata fatta di forma e non di sostanza”.

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