In Italia mancano almeno un milione e mezzo di dosi di vaccino antinfluenzale e ci sono grandi difficoltà a reperire i vaccini anche per i soggetti deboli e a rischio oltre che a somministrare questi vaccini. L’allarme è stato confermato da Federfarma durante un incontro di oggi a Palermo.

I vertici di Federfarma erano in città per la consegna a Giovanni Petrosillo, presidente dei farmacisti di Bergamo del  “Premio Coraggio Emanuela Loi” organizzato dall’International Inner Wheel Distretto 211 Italia Club Palermo Normanna e giunto alla sua terza edizione. Petrosillo è noto come ‘il farmacista coraggio’ per aver coordinato l’apertura di tutte le farmacie della “zona rossa” e il reperimento dei farmaci necessari alla popolazione durante il picco della crisi e, finendo anche lui contagiato dal Covid19. Nonostante ciò ha continuato a farlo dal reparto di terapia intensiva in cui era stato ricoverato.

Ma l’incontro è stata anche l’occasione per lanciare un allarme, un messaggio e e offrire una soluzione.  Le farmacie italiane nell’emergenza Covid19 hanno dato evidente prova di rappresentare una fondamentale componente del Sistema sanitario nazionale, come presidio di “prossimità”, capillarmente diffuso sul territorio, forte di una rete di oltre 18mila farmacie, con orario pieno a battenti aperti, con i suoi 65mila addetti e una copertura oraria h24 tramite i turni di servizio.

Il supporto delle farmacie e il lavoro dei farmacisti sono certamente stati utili alle altre componenti del Sistema sanitario nazionale gravate da seri problemi di accesso e di congestionamento. L’emergenza creata dalla pandemia da Covid19 ha, infatti, messo a nudo alcuni punti deboli del Ssn, specialmente dove modelli organizzativi regionali non privilegiano la dimensione territoriale, appunto, di “prossimità”.

Adesso Federfarma mette a disposizione la rete delle farmacie per somministrare il vacino antinfluenzale già nella stessa Farmacia. Ma per farlo occorre una modifica alla legge italiana che attualmente non consente al farmacista la somministrazione. La vaccinazione antinfluenzale quest’anno è più che mai importante per agevolare la diagnosi di Covid-19 distinguendola dalla normale influenza e per gestire prontamente i casi sospetti, soprattutto considerando l’aumento in corso di contagi. E’ fondamentale vaccinare, oltre i soggetti a rischio, anche la maggior parte della popolazione attiva, per evitare il congestionamento delle strutture sanitarie.

“Ottobre è arrivato e occorre che la popolazione attiva esclusa dalle campagne obbligatorie per le fasce protette si vaccini subito volontariamente contro l’influenza, che presenta sintomi simili all’infezione da Covid-19, in modo da aiutare i medici, nel periodo del picco, a fare diagnosi differenziate ed evitare di intasare le strutture sanitarie di falsi casi sospetti così come di pazienti con complicazioni da influenza. Ma le dosi da distribuire nelle farmacie sono introvabili e il rischio è di partire in ritardo, considerato che il vaccino inoculato si attiva dopo 15 giorni e che il picco nel 2019 è stato a dicembre” ha affermato Marco Cossolo, presidente nazionale di Federfarma.

“Questo accade perché – ha spiegato Cossolo – le Regioni, per coprire il più possibile le categorie a rischio,  quest’anno hanno aumentato di oltre il 40%, e in alcuni casi raddoppiato, come in Sicilia, l’acquisto di vaccini: in tutto hanno comprato 16,7 milioni di dosi, impegnando di fatto l’intera produzione programmata dalle industrie
farmaceutiche quest’anno per l’Italia”.

“Il ministro della Salute, Roberto Speranza – ha aggiunto Cossolo – ha ascoltato le nostre richieste invitando la Conferenza Stato-Regioni a rimodulare questi acquisti. Ciò ad oggi ha comportato una disponibilità per tutte le farmacie italiane di appena 250mila dosi, un numero troppo esiguo. Stimiamo, infatti, che in Italia servano
altri 1,25 mln di dosi per vaccinare buona parte della popolazione attiva, che rappresenta il motore produttivo del Paese. Riceviamo chiamate da moltissime aziende che chiedono di potere vaccinare i loro dipendenti. Siamo molto preoccupati”.

“Fra rientri al lavoro e apertura delle scuole, ottobre sarà un mese difficile e complicato per la diffusione dei contagi – incalza Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma – . Questo sarà un altro banco di prova per il Paese: occorre, quindi, trovare subito una soluzione per consentire alla popolazione attiva di vaccinarsi tempestivamente contro l’influenza. Noi chiediamo al ministero di rendere disponibili per le farmacie i ‘resi’, cioè le dosi non
utilizzate dalle Aziende sanitarie, nella misura di almeno il 10% del totale dei vaccini. Inoltre, si può sopperire anche ricorrendo all’importazione di vaccini dall’estero, che però deve essere autorizzata dall’Aifa”.

Tobia rileva poi che “sarà difficile persino vaccinare le fasce protette dalle campagne vaccinali gratuite delle Regioni: infatti, medici e pediatri di base lamentano difficoltà legate alla carenza di spazi e attrezzature idonei. Noi farmacisti siamo a disposizione per aiutare i medici di base: stiamo seguendo i corsi organizzati dall’Utifar per inoculare il vaccino in farmacia. Una possibilità che viene già consentita in 14 Paesi europei e in 60 nel mondo. In Italia, invece, i farmacisti non possono farlo: lo vieta un regio decreto del 1934, che in questa fase di emergenza è opportuno modificare”.