Nessuno risponde alle richieste della Regione, nessuno vuole dire se è massone nonostante una legge regionale lo richieda. Finiscono in commissione antimafia le carte interne del dipartimento regionale all’energia. A consegnarle il dirigente generale D’Urso.
Dopo l’arresto del dirigente regionale Lucio Lutri, avvenuta ieri nell’operazione condotta dai carabinieri che ha portato a 7 arresti, la Commissione antimafia dell’Assemblea siciliana ha ritenuto, infatti, di sentire proprio l’ingegnere Salvatore D’Urso, dirigente del dipartimento regionale dell’Energia, “per comprendere questo intreccio tra mafia, massoneria e pubblica amministrazione”, ha detto il presidente dell’Antimafia Claudio Fava in una conferenza stampa a Palazzo dei Normanni, accompagnato dai componenti Margherita La Rocca Ruvolo e Roberto D’Agostino.
“Ormai questo intreccio – ha detto Fava – è un tema ricorrente nelle cronache della Sicilia, questo connubio, queste sovrapposizioni, tra mafia, massoneria e pubblica amministrazione”.
“A settembre inizieremo una serie di audizioni – aggiunge – sul tipo di interferenza che si è determinata nel corso degli anni nell’attività amministrativa. La procura dice che Lutri era ‘a disposizione’, cioè metteva a disposizione la sua persona e l’amministrazione di appartenenza. Quindi, la prima domanda è capire quanto l’obbedienza massonica, quel vincolo di condivisione, partecipazione e comune obbedienza abbia potuto interferire e interferisca sulla macchina regionale”.
“Inoltre – ha proseguito Fava – occorre capire quali siano gli ambiti istituzionali attraversati dall’obbedienza, e quanto sia stata reticente l’istituzione regionale rispetto alla vicenda legata a Lucio Lutri”.
“Dopo i primi arresti relativi al caso Arata l’ingegnere D’Urso, dirigente generale del
dipartimento Energia, ha chiesto a tutti i dirigenti e ai funzionari del suo dipartimento se fossero iscritti a logge massoniche, ebbene in 80 hanno risposto, ma guarda caso nessuno di quelli impegnati nel Servizio 3 e 4 che si occupa delle istruttorie autorizzative e di contributi europei, almeno una decina di persone. E di questi servizi fanno parte gli arrestati nelle due indagini”. ha aggiunto.
“Il dirigente generale ci ha fornito un ampio carteggio che ricostruisce la vicenda – ha sottolineato Fava – E’ curioso che nessuno abbia preso posizione e quindi crediamo che un’indagine serva a definire i livelli di interferenza e i legami tra obbedienza massonica, il rapporto che si è determinato tra interessi criminali e massoneria e il fatto che nell’operazione fossero interessati due gran maestri, di cui uno è il figlio di un boss. Tutto ciò è estremamente preoccupante”.
“A settembre proporremo di estendere la portata della legge che prevede l’obbligo per i deputati di dichiarare l’eventuale appartenenza a logge massoniche, anche a tutti i dipendenti regionali, certamente a funzionari e dirigenti” ha annunciato Fava.
“E’ una proposta che vorremmo fare anche alla luce delle cose che accadono e per una questione di limpidezza – ha proseguito Fava -. Avendo presentato io la legge, entrata in vigore lo scorso anno, mi sento in dovere di proporre l’estensione”.
Fava ha aggiunto che quella legge “è stata votata all’unanimità. Mi auguro che ci sia la stessa compattezza quando decideremo di estenderla a funzionari e dirigenti regionali”.
‘Dopo i primi arresti relativi al caso Arata l’ingegnere D’Urso, dirigente generale del dipartimento Energia, ha chiesto a tutti i dirigenti e ai funzionari del suo dipartimento se fossero iscritti a logge massoniche, ebbene in 80 hanno risposto, ma guarda caso nessuno di quelli impegnati nel Servizio 3 e 4 che si occupa delle istruttorie autorizzative e di contributi europei, almeno una decina di persone. E di questi servizi fanno parte gli arrestati nelle due indagini’ ha rivelato il presidente della Commissione regionale antimafia.
‘Il dirigente generale ci ha fornito un ampio carteggio che ricostruisce la vicenda – ha sottolineato Fava – E’ curioso che nessuno abbia preso posizione e quindi crediamo che un’indagine serva a definire i livelli di interferenza e i legami tra obbedienza massonica, il rapporto che si e’ determinato tra interessi criminali e massoneria e il fatto che nell’operazione fossero interessati due gran maestri, di cui uno e’ il figlio di un boss. Tutto ci estremamente preoccupante’.
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