A Palazzo Reale di Palermo apre μετα Experience, uno spazio permanente tra arte e dimensioni parallele.
Il 20 settembre tra le 10.30 e le 12 preview per la stampa, l’apertura al pubblico è prevista per il giorno seguente.

La smaterializzazione dei capolavori d’arte e l’io digitale

Immersi nell’Infinity Room i visitatori del Complesso Monumentale potranno assistere alla smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d’arte originali, scoprire come avviene la creazione dell’identità dell’opera e persino ricevere il proprio “io digitale”.

Come nasce il progetto, importanti collaborazioni

Il progetto nasce dalla partnership tra la Fondazione Federico II e Forma Rei onlus per lo sviluppo dell’innovazione tecnologica in ambito culturale ed è co-finanziato da Invitalia e dal Ministero della Cultura nell’ambito di Cultura Crea.

Il Palazzo Reale

Il Palazzo Reale o dei Normanni si trova a Palermo, ed è la più antica residenza Reale d’Europa. Ancora visibili, nei sotterranei visitabili, i resti dei primi insediamenti punici, ma la prima parte costruita risale alla dominazione araba nel IX secolo.
I Normanni in seguito trasformarono il Castello nel centro nevralgico della loro monarchia e realizzarono quattro torri collegate tra loro da portici e giardini. Si deve a Ruggero II la costruzione di una magnifica cappella interna al palazzo, la “Cappella Palatina”, dedicata ai santi Pietro e Paolo e consacrata nel 1140. Il complesso era collegato in origine alla Cattedrale da una via coperta. Nel 1556 dopo la demolizione delle torri e il rifacimento dell’imponente facciata divenne dimora dei Vicerè spagnoli.
Oggi il Palazzo svolge un’importante funzione direttiva, essendo sede dell’Assemblea Regionale Siciliana.

“La Sicilia punti tutto sulla cultura”

La Sicilia deve puntare sulla cultura. La sfida parte dalla Fondazione Federico II. Per Patrizia Monterosso, – intervistata da BlogSicilia a luglio – che da quattro anni e mezzo guida il braccio culturale dell’Ars, è necessaria una riflessione a 360 gradi per far sì che la cultura diventi veramente il perno dello sviluppo del nostro territorio. Per Monterosso, ancora oggi “non c’è un’impresa culturale nel senso dotto del termine. Anche Adriano Olivetti faceva impresa culturale. Erano grandi esempi italiani di come la cultura italiana si sviluppò a partire da una visione di impresa. Non è una bestemmia mettere insieme cultura e impresa? Assolutamente. Abbiamo sconfitto anche questa idea che per un periodo campeggiava un poco nella visione italiana. Non essendoci cioè un sistema e una strategia, questa deve derivare da organismi istituzionali. Perché altrimenti c’è uno sforzo immane da parte di fondazioni, di associazioni che offrono anche una qualità di proposte culturali con sacrifici enormi, e anche percorrendo il filo del precipizio, mettendo a repentaglio il proprio patrimonio”.

Sicilia, offerta culturale da mettere a sistema

In Sicilia, “Noi possiamo parlare di esperienze positive, ma sono sempre legate alla progettualità, alla capacità dei singoli e del momento. E questo non fa bene al territorio, non fa bene al sistema culturale, non fa bene al sistema economico perché al di là delle singole persone, l’obiettivo è valorizzare tutto quello che abbiamo nel migliore dei modi. Io credo che l’asse economico principale, ma non detto perché è una frase fatta della Sicilia, dovrebbe ruotare attraverso la cultura, perché questo ci porterebbe a valorizzare, a migliorare, a monitorare meglio i nostri siti”.

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