L’indagine sfociata nell’operazione “Araldo” con dieci arresti per usura ed estorsione nel palermitano, sarebbe partita seguendo l’attività dell’avvocato Alessandro Del Giudice, che secondo finanzieri e dei carabinieri sarebbe stato inserito nel sistema illecito di prestiti.

Legale di un uomo d’onore

L’avvocato, in qualità di legale di un “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Misilmeri, nel corso delle visite in carcere con il proprio assistito avrebbe garantito la comunicazione con altri associati portando messaggi all’esterno. Grazie a questa attività avrebbe consentito la gestione indiretta delle attività imprenditoriali, fittiziamente intestate a terzi. L’operazione ha visto l’impiego congiunto di circa 70 militari della guardia di finanza e dell’arma dei carabinieri.

L’inchiesta

L’indagine ha fatto emergere un ben preciso sistema. Gli affiliati avrebbero utilizzato il metodo mafioso e la violenza per chiedere la restituzione dei soldi prestati con tassi usurai. I militari della compagnia carabinieri di Bagheria e del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza nel corso dell’operazione Araldo sarebbero riusciti a smantellare un’organizzazione che vessava decine di vittime.

Dieci persone arrestate e undici denunciate

Nel corso della notte sono state arrestate 10 persone, in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa su richiesta della Dda di Palermo di cui 9 in carcere e 1 agli arresti domiciliari. Altre 11 persone sono indagate a piede libero. Gli indagati sono accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al delitto di usura, usura e estorsione aggravate dalla metodologia mafiosa e trasferimento fraudolento di valori. I militari hanno proceduto al sequestro preventivo di quote di una società, un locale commerciale adibito a laboratorio e relativo terreno e un bar-tavola calda di Villabate con annesso chiosco, per un valore complessivo di circa 500 mila euro.

Tassi usurai da capogiro

Alle persone in difficoltà venivano applicati tassi che variavano dal 143% annuo e raggiungevano anche il 5.400% annuo. A fronte di un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli 4 giorni diventava di 800 euro. Le vittime sarebbero state costrette a restituite le somme con la violenza o minaccia tipiche del metodo mafioso.

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