“L’anniversario della strage di Nassiriya, come accade ogni anno, rinnova il dolore di una ferita mai rimarginata, una sofferenza, però, sempre accompagnata da un grande orgoglio per l’eroico sacrificio di mio padre che, come i suoi commilitoni caduti nello stesso eccidio, era consapevole del pericolo che correva, ma non si è sottratto all’esercizio del dovere fino in fondo, fino all’estremo sacrificio”. Con queste parole, Marco Intravaia, figlio del vicebrigadiere dei carabinieri Domenico, ricorda la strage del 12 novembre 2003, durante le commemorazioni per il diciottesimo anniversario.
Ricorrenza dal sapore amaro
“Questa ricorrenza – ha aggiunto Intravaia – ha un sapore ancora più amaro, troppo doloroso l’eco di quel che è accaduto e che sta accadendo in Afghanistan e, a volte, lo sconforto ha il sopravvento. Ma poi penso a mio padre e a tutti gli altri caduti all’estero nella lotta al terrorismo e so che, esattamente come tutti i militari attualmente impegnati nelle missioni internazionali, rifarebbero le stesse scelte, perché soltanto facendo bene il proprio dovere e servendo con fedeltà lo Stato, potremo donare un mondo e una società migliori ai nostri figli. I caduti a Nassiriya, così come tutti coloro che hanno immolato la vita alla Patria, possono essere definiti eroi. Eroi che sono padri, figli e mariti con le loro fragilità e paure, ma che non si lasciano mai sopraffare da esse, onorando, quotidianamente, il giuramento prestato alla Repubblica”.
Ieri commemorazione a Palermo
Quella di domani la “Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace” proprio in corrispondenza dell’anniversario della strage di Nassiriya, in Iraq, dove persero la vita, a causa di un attentato suicida, 28 persone, tra cui 19 italiani – 7 siciliani – 12 carabinieri, 5 uomini dell’Esercito e 2 civili. A Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, si trova la lapide che ricorda le vittime dell’attentato del 12 novembre 2003.
Commenta con Facebook