Sarà discussa lunedì 14 settembre, a partire dalle 10, la mozione di sfiducia al sindaco Leoluca Orlando nel corso di un consiglio comunale di presenza a Palazzo delle Aquile, con voto palese. Lo ha stabilito oggi la riunione dei capigruppo che ha calendarizzato la mozione delle opposizioni, che nei giorni scorsi hanno raccolto 19 firme per depositare il documento.

Per l’approvazione della mozione di sfiducia, che punta a far decadere il sindaco, serve il voto favorevole di 24 consiglieri comunali su 40.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, informato proprio della deposizione della mozione aveva chiesto con una nota ha chiesto al presidente del Consiglio comunale, Salvatore Orlando, “la immediata calendarizzazione della predetta”, aggiungendo che “lo scrivente e tutti i componenti della Giunta – così si conclude la nota – non parteciperanno fino a quella data ai lavori del Consiglio comunale e delle Commissioni”.

I consiglieri firmatari hanno sottolineato le motivazioni dell’azione messa in atto: “A metà mandato assistiamo quotidianamente ad una situazione di grave instabilità, a una evidente crisi politica rappresentata plasticamente dalla difficoltà del Sindaco Leoluca Orlando a mantenere compatto ciò che resta della maggioranza, disgregata da continui dissidi interni o con singoli esponenti della sua Giunta, su alcune vicende fondamentali per Palermo -scrivono -. Tra queste spiccano la ZTL e le pedonalizzazioni legate al superamento dell’emergenza Covid, vicende che hanno registrato voti del Consiglio comunale, anche se adottati a maggioranza, che hanno pesantemente censurato l’operato di una parte della Giunta comunale; provvedimenti votati anche da parte di alcune forze politiche di maggioranza.

Tra le diverse motivazioni politiche contenute nel documento non poteva mancare un riferimento all’alluvione che ha colpito il capoluogo il 15 luglio scorso. Riferimento anche alle inchieste anti corruzione che hanno coinvolto il Comune e alla situazione finanziaria dell’ente definita “difficile, testimoniata dalla certificazione dello stato di deficit strutturale registrata relativamente al rendiconto 2018.

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