Andare in ospedale per eseguire un semplice intervento di routine e non tornare più a casa. Le ultime settimane di vita di Maria Ninfa Casella, prima del decesso, avvenuto il 5 ottobre del 2009, sono state uno strazio.

Eppure la donna, 61 anni, era andata al reparto di Chirurgia mininvasiva del Policlinico di Palermo per un intervento in day-hospital, consistente nella rimozione dei calcoli alla colecisti.

E invece, per responsabilità ancora da accertare, una lunga serie di complicazioni post-operatorie ed emorragie dovute alla lesione di una via biliare sana hanno provocato il decesso della Casella.
I medici l’hanno sottoposta ad altre operazioni, per tentare di riparare alle lesioni provocate nel corso del primo intervento, ma non c’è stato nulla da fare.

Come riporta il Giornale di Sicilia, per la morte di Maria Ninfa Casella a quasi sei anni di distanza si sta celebrando davanti al giudice monocratico il processo a cinque medici del Policlinico che devono rispondere di omicidio colposo in concorso. Si tratta dell’ aiutoprimario del reparto Matteo Arcara, del medico endoscopista Giuseppe Caldiero e di tre specializzandi, Tommaso Barrera, Giuseppe La Gumina e Antonino Tornambè.
Il sesto indagato, il primario del reparto di chirurgia mininvasiva e dell’obesità del Policlinico Gaetano Giuseppe Di Vita ha invece già patteggiato nell’autunno del 2013 una condanna ad un anno e dieci mesi (pena sospesa) sempre per omicidio colposo. Per Di Vita l’accusa era anche omissione d’atti d’ufficio e falso in atto pubblico per aver alterato le cartelle cliniche della vittima.

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