- Un assistente capo della polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto
- Aggredito con spinte, strattoni e graffi al collo, l’agente è finito in ospedale
- Il Cnpp tuona “Ci sentiamo sempre più abbandonati”
Nuova aggressione in carcere. Vittima, ancora una volta un agente della polizia penitenziaria in servizio all’Ucciardone di Palermo.
“Alle 14.30 – si apprende da una nota del coordinamento nazionale polizia penitenziaria – c’è stata un’aggressione ai danni di un assistente capo di 43 anni presso la terza sezione. Un detenuto italiano, una volta ricevuto notifica disciplinare, una volta rientrato in stanza, dopo alcuni minuti ha fatto richiesta all’agente della sezione di uscire per recarsi a telefonare ai propri familiari”.
L’improvvisa aggressione all’agente
“Una volta uscito dalla stanza – prosegue la nota – ha spinto violentemente e poi più volte strattonato l’agente facendolo sbattere nel cancello procurandogli contusioni alle costole ed alla spalla”.
Graffi al collo, agente in ospedale
“Durante le succitate fasi, il detenuto altresì ha procurato all’assistente capo dei evidenti graffi al collo con fuoriuscita di sangue. In atto l’assistente capo aggredito si trova nel nosocomio cittadino per le cure del caso”.
Il Cnpp “Ci sentiamo sempre più abbandonati”
Il segretario provinciale Cnpp, Maurizio Mezzatesta, oltre ad esprimere “solidarietà al collega” rivolgendo “gli auguri di pronta guarigione” sottolinea: “ci sentiamo sempre più abbandonati e questo di certo è il peggior periodo per gli uomini e le donne della polizia penitenziaria”.
La manifestazione lo scorso giugno
La situazione esplosiva nelle case di reclusione siciliane e non solo dura da tempo ed una manifestazione si tenne ad inizio giugno davanti al carcere Ucciardone. Numerosi agenti penitenziari hanno protestato indossando una maglietta con su scritto “Basta aggressioni” e scandendo lo slogan “Non siamo schiavi ma servitori dello Stato”.
Aggressioni e carichi di lavoro insostenibili
“Basta aggressioni e carichi di lavoro insostenibili, ove spesso un solo agente deve gestire più posti di servizio nello stesso turno. Ci sentiamo abbandonati, a limite della mortificazione professionale. Siamo impiegati dello stato e meritiamo rispetto. Da anni chiediamo personale, e il rimodernare le strutture oramai in alcuni casi obsolete. Il personale non ha più una vita privata, spesso subisce continue variazioni del servizio penalizzando la vita privata ed i propri hobby. Siamo stanchi, vogliamo e pretendiamo rispetto”. Affermò all’epoca Maurizio Mezzatesta, segretario provinciale del sindacato Cnpp della polizia penitenziaria, che ha organizzato la manifestazione.
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