E’ stato un mese appassionante, forse il più divertente e tragicomico di questo circo chiamato Seconda Repubblica. Dall’harakiri di Matteo Salvini, alla doppia giravolta carpiata del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con avvitamento al Partito Democratico. Coefficiente di difficoltà altissimo. Insomma, siamo passati dai “pieni poteri” del Capitano, ai “superpoteri” di Conte. Non so voi, ma da tempo non si vedeva uno spettacolo così ben orchestrato, una trama così suggestiva.
La squadra di governo, in attesa del voto di fiducia, si è già insediata. Ed ha già battuto una serie di record mondiali. Perché, sarà pur vero che gli italiani hanno la memoria corta, ma i social non perdonano e, al momento opportuno, rispolverano dagli archivi digitali frasi, dichiarazioni e commenti che mai avresti voluto pronunciare, se solo per un attimo avessi immaginato che il destino aveva in serbo per te quel Dicastero.
Così, prima ancora di essere al lavoro, ovviamente “perché ce lo chiede l’Europa”, e “per il bene dell’Italia”, il Bis-Conte è già sotto il fuoco di fila delle polemiche. Dal ministro dell’Istruzione che voleva tassare le merendine, al responsabile della Salute anti-vax, dal titolare dell’Economia che in diretta da Bruxelles schiaffeggiava gli italiani sostenendo l’irrilevanza del loro voto (discutibile tesi, ma per come sono andate le cose, sembra abbia azzeccato in pieno), per arrivare alla ormai leggendaria Teresa Bellanova, Ministro alla risorse agricole e al suo titolo di studio. Proprio il caso della Bellanova ci consente di aprire una riflessione semi-seria (poiché di fronte a questo pastrocchio, è difficile tenere dritta la barra verso il rigore) su come i partiti ed i loro leader parlano.
Premetto che ripongo la massima stima nella meravigliosa storia personale di Teresa, vera e propria pasionaria dei campi agricoli, con una vita spesa nella lotta contro il capolarato. Ho conosciuto Teresa Bellanova e ho apprezzato personalmente la sua competenza e la sua passione, nella vertenza ex Fiat di Termini Imerese. A difesa della neo Ministra, sono scesi in campo i maggiorenti Dem. Con alcune argomentazioni apodittiche, altre “allarmanti”. Infatti, se Zingaretti si “limita” ad una difesa “senza se e senza ma” di Bellanova, al vice segretario Pd, Andrea Orlando, scappa un tremebondo “ha studiato all’università della lotta sociale”. Se questa tesi fosse vera, al Viminale andava come minimo insediata Carola Rackete.
Certo, da come vanno le cose, non credo che un simile scenario si possa escludere in futuro. Ma non doveva essere il governo del sogno per l’Italia e della coesione? Quando il premier Conte, ormai in procinto di fondare il suo nuovo partito (non lo sostengo io, l’ha scritto l’informatissimo “San Luigi” Bisignani, il 21 luglio scorso, sulle colonne del Tempo, con largo anticipo sul deflagrare della crisi) suona la campanella, quando il ministro Costa sbatte i tacchi in modo militare al giuramento, non avete sentito anche voi una stretta forte allo stomaco, un qualcosa di stonato, incomprensibile, irrituale?
Vista dalla periferia, questa nuova compagine di governo ha un volto lontano, ha il profilo di uno straniero “euroinomane”. Esattamente il contrario di quel che gli italiani “sognano”. Forse, in pochi mesi, con la stretta economica internazionale che tutti sanno in arrivo, questo volto diventerà persino ostile. Che la si guardi dalle periferie del Nord, o dalle lande più desolate del nostro desolato Sud, il senso di distacco, provocato alla gente comune da questa compagine governativa, è un sentimento mai visto prima nel nostro Paese.
Non si tratta di ribaltone, e nonostante tutto sia stato compiuto con i crismi della legittimità – almeno sul piano formale – ci sono almeno un altro paio di aspetti che recano preoccupazione. In primis, il coro unanime della stampa mainstream. Tutti a tessere le lodi del rosso fucsia. In questi casi, la storia ce lo insegna, c’è da chiedersi: dove si nasconde la fregatura? Secondo, perché mai i leader Dem (a parte Franceschini) non hanno messo la faccia in questo progetto? Terzo, l’italico cantore per antonomasia delle cose belle di sinistra, ha già preso le distanze: parlo di Roberto Saviano e della sua condivisibilissima osservazione, sulla totale assenza di un progetto per il Sud.
Che succederà d’ora in avanti? Non posseggo ricette magiche. Da questo blog voglio lanciare proposte per far sì che il tema delle periferie diventi centrale: dall’ambiente, al lavoro, dalla sanità alle infrastrutture. So per certo che i giorni che ci aspettano non saranno una passeggiata: le spinte demografiche in Italia sono una forza irresistibile per qualunque governo, il massimo obiettivo di qualsiasi esecutivo, qualsiasi sia la sua declinazione di colore, è rendere sopportabile il declino, e cercare di costruire le premesse per una rinascita fra un paio di generazioni. Perché dobbiamo pensare ai nostri figli, non alle loro merendine.
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