Assolti dalla prima sezione della Corte d’Assise presieduta da Sergio Gulotta dall’accusa di omicidio i fratelli Vincenzo e Salvatore Di Pisa. Non sono loro ad avere ucciso Giuseppe Filippello, 45 anni, assassinato il 10 marzo 1992 a Palazzo Adriano, in provincia di Palermo.
La Procura ha chiesto l’assoluzione, resta irrisolto l’omicidio
È stata la stessa Procura a chiedere l’assoluzione degli imputati difesi dagli avvocati Enrico Sanseverino, Salvatore Priola e Roberto Mangano. Resta irrisolto, dunque, l’omicidio di Pippo u’ soldato, così veniva chiamata la vittima.
Il danneggiamento nella concessionaria non ha trovato riscontro processuale
L’ipotesi che il delitto fosse la conseguenza del danneggiamento nella concessionaria dei fratelli Di Pisa, avvenuto pochi giorni prima del delitto, non ha trovato riscontro processuale.
I fratelli di Pisa in cella nel 2017, Filippello ucciso con un colpo di fucile al petto
I fratelli Di Pisa erano finiti in cella il 3 luglio 2017. Un cold case che sembrava risolto dopo venticinque anni. Giuseppe Filippello stava rientrando a casa. Gli spararono un colpo di fucile al centro del petto.
Nel 2017 trovate munizioni sepolte
Nel febbraio del 2017 i carabinieri nel corso delle indagini sugli omicidi di Giuseppe Filippello e quello di Pietro Ferrara ucciso a Corleone nel 1995 hanno ritrovato nelle campagne di Prizzi munizioni di fucile e pistola sotterrate in un canale di irrigazione. Le munizioni sequestrate erano state inviate al Ris di Messina, per accertarne tanto il possibile utilizzo per gli omicidi commessi nella zona a metà degli anni Novanta, e cercare del dna nelle cartucce.
A gennaio assolti madre e figlio per un altro cold case
A gennaio erano stati assolti una madre e un figlio per un altro cold case, un omicidio che resta dunque senza colpevoli.
Il presidente della prima sezione della Corte d’appello Mario Fontana ha confermato l’assoluzione per Giovanna Di Pisa e Calogero Marretta, imputati per l’ omicidio di Vito Damiano. Era stato lo stesso procuratore generale di Palermo Francesca Lo Verso a chiedere la conferma della sentenza di assoluzione. Madre e figlio, difesi dagli avvocati Roberto Mangano, Enrico Sanseverino e Salvo Priola, erano accusati di aver assassinato l’anziano di 84 anni con 14 coltellate nel suo casolare, a Prizzi, il 16 settembre del 2007.
L’ipotesi del movente
Secondo il movente ipotizzato, Damiano sarebbe stato eliminato perché avrebbe sorpreso la badante e suo figlio a rubare nella sua abitazione. Per anni l’omicidio era rimasto un giallo irrisolto, ma aveva avuto una svolta nelle indagini dopo dieci anni, nel luglio del 2017. Fu grazie alle dichiarazioni di una sorella di Di Pisa, Rosalia, che gli investigatori ritennero di poter attribuire l’omicidio agli imputati.
La difesa
Secondo i difensori dei due, però, la donna era inattendibile. In Corte d’assise il collegio difensivo aveva bollato le dichiarazioni della sorella e zia degli imputati come “pure invenzioni, farneticazioni”. Il 27 luglio del 2020 è arrivata l’assoluzione in primo grado, adesso arriva la conferma della sentenza per la badante e suo figlio che hanno anche passato tre anni in carcere.
Il pensionato morì nel settembre 2007
Il pensionato morì a seguito delle lesioni, cinque delle quali mortali, che gli erano state inferte con armi da taglio, mentre si trovava all’interno del proprio casolare. Secondo le indagini, che non trovano oggi conferma nelle aule dei tribunali, Vito Damiano avrebbe sorpreso madre e figlio mentre si stavano impossessandosi oggetti di sua proprietà, tra i quali un fucile calibro 12 e alcune cartucce. Un presunto tentativo di furto in casa degenerato in una rapina aggravata, poi finita nel peggiore dei modi. I carabinieri produssero anche alcune intercettazioni a carico dei due familiari ma nel corso del processo non ressero.
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