Amaro sfogo di Gianni Celesia, papà di Lino, il ragazzo di 22 anni ucciso davanti alla discoteca Notr3 di Palermo il 22 dicembre scorso al culmine di una rissa. “Basta infangare mio figlio – afferma -. Come si può pensare che un ragazzo di San Giovanni Apostolo possa andare a spacciare droga al Borgo Vecchio? Se fosse stato uno spacciatore lo avrei saputo e non avremmo avuto problemi ad ammetterlo, anche perché io stesso ho commesso un errore e pagato col carcere per una rapina”.

L’incendio dello scooter

Lo sfogo arriva dopo l’incendio allo scooter di un parente del ragazzo, avvenuto in piazza Benvenuto Cellini al Cep. “Non c’è nessun mistero dietro – assicura Gianni Celesia -. Il motorino di mio nipote aveva un problema alla pompa della benzina ed è andato a fuoco accidentalmente”.

Le ricostruzioni investigative “smentite”

Devastato dal dolore, Celesia non accetta le ricostruzioni che stanno venendo fuori sull’omicidio del figlio. “Ma quali bande rivali, controllo dei locali, droga? Si sta dicendo di tutto su mio figlio e non è giusto – aggiunge -. Io vorrei solo che almeno la sua morte servisse ad evitare che in futuro possano accadere nuovamente fatti del genere. Perché Lino non è il primo morto in discoteca ma io mi auguro sia l’ultimo”.

Sui social scatta linciaggio ai fratelli arrestati

Intanto scatta la rabbia sui social da parte degli amici della vittima dell’omicidio. Sarebbero stati individuati i due fratelli accusati della morte a colpi di pistola di Lino Celesia, nonostante i nomi non siano mai stati fatti dai media e dagli inquirenti. Ad essere lanciati attraverso tik tok degli espliciti messaggi anche di minacce. Evidentemente i nomi dei due indagati sono ben noti. Tanto che sono comparsi sui social anche le foto dei due accusati dell’omicidio, un 17enne e il fratello maggiore. Le loro foto divulgate sulla piattaforma tik tok e accompagnate da improperi di ogni tipo. Si va dagli insulti di chi li definisce “senza dignità” o “senza onore”,per passare alle accuse: “Avete distrutto una famiglia”. E poi non mancano nemmeno le esplicite minacce. Tra chi addirittura fa le “condoglianze anticipate” ai due fratelli, come dire che una volta fuori dal carcere si possono considerare già morti.

Le indagini

L’omicidio di Lino Celesia a Palermo celerebbe ben altre motivazioni rispetto alla banale lite finita nel sangue. Ne è convinta la Procura che sta scavando a fondo per provare a ricostruire il contesto in cui è maturata la tragedia. Non regge secondo gli inquirenti il racconto dei due fratelli. L’impressione, tutta però da confermare, è che ci possano essere interessi collegati alla criminalità. Magari il controllo del territorio per gli affari dello spaccio di droga. O magari anche altri interessi ancora. La cosa certa è che già i due fratelli accusati dell’omicidio e Celesia avevano avuto un primo scontro all’incirca un mese fa. Botte da orbi con i due fratelli ad avere avuto a quanto pare la peggio.

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