Un nuovo anno quello del 2018 che rischia concretamente di ripresentare tutte le vertenze sul fronte lavoro che il 2017 si è trascinato senza soluzione.
Un caso tra tutti la vicenda dei 47 lavoratori dell’Opera Pia Ruffini che da gennaio vedranno, se nel mentre non si riuscirà a trovare una soluzione, farsi realtà la procedura di licenziamento collettivo posta in essere dall’Ente. Una vicenda quanto mai complessa su cui pesano i buchi nelle casse dell’Opera e che hanno determinato il mancato pagamento delle retribuzioni dei lavoratori da dicembre dello scorso anno. Una vertenza che ha visto l’intervento dell’arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice, presidente dell’Ente.
Addesso dopo che gli appelli alle istituzioni competenti sembrano esser caduti nel vuoto i lavoratori hanno deciso di presentare attraverso un loro legale un esposto denuncia in primiis all’Ispettorato del Lavoro ancora una volta per denunciare come “illegittime” le procedure di licenziamento ma sopratutto per bollare come impercorribile la strada della modifica del contratto da full a part time come richiesto dall’Opera per far fronte alle difficoltà economiche e dall’altro ancora una volta ribadire invece la posizione dei lavoratori che si dicono disposti ad una riduzione dell’orario di lavoro così per come convenuto in precedenti riunioni con le organizzazioni sindacali. Una proposta rigettata come scrive nel suo esposto l’avvocato Leonardo Giglio: “E’accaduto – scrive il legale – viceversa che il datore di lavoro ha respinto laproposta dichiarandola tardiva –veicolando attraverso i mezzi di informazione dimassa-un falso ideologico. Non è affatto rispondente al vero che era troppo tardi essendo la procedura di licenziamento collettivo, a tutt’oggi , ancora aperta. Va sul punto precisato – denuncia Giglio a nome dei lavoratori – che la condotta datoriale non si è distinta peresemplarità, chiarezza,trasparenza e lealtà nei rapporti intrattenuti con i propri lavoratori dipendenti avendo taciuto i propri intendimenti sulle progettualità future,sulle chieste garanzie anche di natura fideiussorie invocate dai lavoratori a fronte dei considerevoli crediti maturati a titolo di retribuzioni e contributi previdenziali non corrisposti eversati ,di stabilità dei rapporti di lavoro e sulla natura giuridica dell’ente datoriale”.
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