E’ legittimo il licenziamento dell’ospedale Civico di Palermo nei confronti di un dipendente Oss. Presentò un certificato falso e non aveva quindi il titolo per poter svolgere la mansione. In appello il tribunale del lavoro da ancora ragione ai vertici sanitari.

Il rigetto

I giudici della sezione Lavoro della Corte di Appello di Palermo hanno rigettato il ricorso in appello proposto da R.M. Confermata quindi la legittimità del provvedimento con cui l’Arnas Civico “Di Cristina-Benfratelli” di Palermo, nell’agosto del 2021, aveva risolto il rapporto di lavoro. La singolare vicenda ha inizio nel 2017 quando l’Arnas diede avvio ad una procedura selettiva per il conferimento di incarichi libero professionali con il profilo di Oss, operatore socio sanitario. A questa selezione prese parte R.M dichiarando di essere in possesso dell’attestato di qualifica conseguito a seguito del superamento di un corso di formazione di durata annuale.

I controlli

Il nodo al pettine venne a seguito dei controlli di ufficio. Furono eseguiti per appurare la veridicità delle dichiarazioni rese dai vincitori della selezione. L’Arnas riscontrò che R.M. risultava privo del titolo di accesso alla procedura selettiva, in quanto l’attestato dichiarato risultava essere falso. A conclusione di questi controlli, i vertici del Civico disponevano la revoca dell’incarico conferito al lavoratore. Contro tale decisione R.M. proponeva ricorso in primo grado al tribunale del lavoro di Palermo. Richiedeva l’annullamento del provvedimento e la propria reintegra nel posto di lavoro con condanna dell’amministrazione sanitaria al risarcimento dei danni subiti. L’Arnas si è costituito in giudizio, con la difesa legale dell’avvocato Girolamo Rubino. Già in primo grado il giudice evidenziò la piena legittimità della delibera di revoca dell’incarico. Nel corso del dibattimento venne fuori che l’attestato professionale non era stato conseguito.

La tesi della difesa

Il Civico evidenziò, tramite la sua tesi difensiva, che il rapporto di lavoro doveva considerarsi nullo “ab origine”. Questo perché mancava l’attestato professionale che era indispensabile per poter effettuare le prestazioni richieste. Con la sentenza di primo grado nell’ottobre scorso il tribunale condannò alle spese legali il lavoratore ritenendo il suo licenziamento da parte dell’ospedale Civico “legittimo”. Quest’ultimo però ha proposto ricorso sostenendo il mancato tentativo di conciliazione e “la buona fede all’atto di rendere la dichiarazione sostitutiva in merito al possesso del titolo di Operatore Socio Sanitario”.

L’appello

L’avvocato Rubino ha impugnato le tesi difensive del lavoratore. Essenzialmente ha richiamato i precedenti giurisprudenziali, rilevando che in tema di “dichiarazioni mendaci” il lavoratore decade da ogni beneficio conseguito. La Corte di Appello ha ritenuto fondate le argomentazioni del legale dell’Arnas Civico ed ha rigettato il ricorso.

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