Una lettera trasmessa ai sindaci con la richiesta di un chiarimento definitivo in materia di italiani residenti all’estero e pagamento dell’IMU.
Il documento porta la firma di Giuseppe Arnone, presidente della Fondazione “Italiani in Europa”, che interviene sull’imposta municipale propria che si applica ai fabbricati, chiedendone l’esenzione per i connazionali che vivono e lavorano all’estero.
“Il 16 giugno – spiega Arnone – è la data che segna la scadenza relativa al pagamento dell’IMU e la Fondazione chiede ai sindaci di attivarsi a beneficio dei loro concittadini affinché siano esonerati dal tributo: come è noto, il motivo principale della desertificazione dei territori è proprio l’insostenibilità del sistema tributario, divenuto ormai la causa più frequente del trasferimento di singoli e imprese”.
“I primi cittadini – prosegue il presidente – devono prendere atto del fatto che i nostri connazionali trasferitisi all’estero hanno voluto mantenere un’abitazione nel Paese di origine, con la speranza di potervi tornare un giorno o semplicemente per ragioni affettive, per non recidere definitivamente il legame con il territorio di nascita e, nel frattempo, hanno continuato a produrre ricchezza e benessere, tenendo alti i valori del made in Italy che, in tutto il mondo, sono sinonimo di eccellenza, qualità, creatività e attaccamento al lavoro”.
Un impegno non indifferente che, secondo Arnone, occorre riconoscere intervenendo “su una palese iniquità che rappresenta una discriminazione inaccettabile, alla quale occorre mettere la parola fine”.
“Bisogna smascherare le illusorie promesse elettorali fatte da chi si ricorda dei propri connazionali solo come potenziale serbatoio di voti – afferma – e pertanto la Fondazione chiede ai sindaci, unici interlocutori possibili in questa vicenda, di farsi portavoce delle loro istanze fino ad oggi mortificate”.
“Se si vuole invertire il trend negativo in atto – chiarisce – occorre creare le condizioni adeguate per l’abolizione totale o parziale dell’IMU: nel 2015 era stata introdotta l’esenzione totale del pagamento del balzello per i cittadini italiani iscritti all’A.I.R.E., ovvero l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, e titolari di pensioni estere; con questa misura, il Parlamento riconobbe il valore morale dei sacrifici dell’emigrazione per mancanza di valide alternative occupazionali in patria”.
“Nel 2020 però questa esenzione è stata cancellata – chiarisce – e, in questo caso, l’UE ha segnalato all’Italia che essa non rispettava il principio di non discriminazione, poiché agevolava solo i cittadini italiani residenti all’estero e non quelli comunitari in possesso di unità immobiliari nel nostro Paese”.
Secondo Arnone, “il Parlamento italiano avrebbe potuto individuare il numero delle case possedute in Italia da cittadini di altri Stati europei e capire se il costo dell’esenzione IMU fosse oggettivamente sostenibile per le casse dello Stato oppure cogliere l’occasione per eliminare, in modo definitivo, una norma mal vista da chi non ha mai conosciuto il mondo dell’emigrazione italiana all’estero”.
“Non vi è stata, da parte della politica, alcuna lungimiranza né un’adeguata presa di coscienza per mantenere vivo il legame tra elettori e connazionali e neppure tra questi ultimi e il territorio di appartenenza – commenta – ed è per questa ragione che mi rivolgo ai sindaci, alle prese con il fenomeno dello spopolamento e della desertificazione produttiva, oltre che demografica, perché si tratta di una materia che non può essere discussa più a livello europeo, ma che attiene alla piena discrezionalità e all’autonomia dei Comuni”.
“La politica – conclude – è chiamata a porre fine a una palese iniquità che penalizza fortemente i nostri concittadini che producono benessere all’estero, tenendo alti i valori propri dell’italianità ovvero l’operosità, la creatività, la dedizione al lavoro e la qualità estrema dei prodotti”.
La Fondazione pertanto chiede alle istituzioni politiche preposte “di analizzare con attenzione tutte le possibili azioni da compiere per agevolare gli italiani che vivono e lavorano all’estero, eliminando gli ostacoli di natura legale che, di fatto, impediscono di beneficiare di un provvedimento che alleggerirebbe condizioni di estrema pesantezza fiscale e contribuirebbe alla riattivazione dei consumi nel contesto europeo”.
Commenta con Facebook