“Malgrado le donne siano un valore aggiunto e imprescindibile nell’Arma dei Carabinieri, ad oggi nessuna di loro figura all’interno dell’organismo della rappresentanza della Legione Sicilia, cioè nel COBAR, né nel Consiglio Centrale di Rappresentanza, il COCER, ovvero l’organo più alto di rappresentanza militare dell’Arma che attualmente è l’unico ad essere autorizzato a esercitare il proprio mandato”. Lo dicono Toni Megna e Igor Tullio, segretario generale e regionale per la Sicilia del nuovo sindacato Carabinieri, associazione professionale a carattere sindacale che ha intrapreso un processo di modernizzazione dell’Arma.
Tante le donne nell’Arma dei Carabinieri impegnate su vari fronti
Un percorso, secondo la sigla sindacale, a cui stanno contribuendo molte donne, inserite in tutti i livelli organizzativi e d’impiego dell’Arma dei Carabinieri, dove hanno fatto ingresso per la prima volta più di venti anni fa: stazioni e compagnie per il controllo del territorio, uffici a livello centrale e periferico per il coordinamento delle funzioni militari, autoradio e pattuglie per l’attività perlustrativa, missioni in teatro operativo per il mantenimento della pace all’estero, strutture sanitarie per la tutela della salute, del benessere e dell’efficienza fisica dei militari, reparti investigativi per il controllo della criminalità organizzata, reti antiviolenza a sostegno delle donne vittime di maltrattamenti. “Siamo in attesa dei decreti attuativi per le associazioni professionali a carattere sindacale – dicono i segretari – che ci consentano, in qualità di rappresentanti sindacali, di esercitare pienamente il nostro mandato e aspettiamo la naturale conseguenza dell’abrogazione delle attuali disposizioni legislative e regolamentari che disciplinano gli istituti della rappresentanza militare”.
Poche in posizioni di rappresentanza
“Quest’ultima – spiegano i due esponenti di NSC Sicilia – è un organismo che ringraziamo per il lavoro ad oggi svolto e verso il quale, di certo, non si è ostili, ma che ormai riteniamo anacronistico”. Come stabilito dal Parlamento italiano, le associazioni professionali a carattere sindacale sostituiranno l’istituto della rappresentanza militare, che allo stato attuale è l’unico organismo autorizzato a relazionarsi pienamente con l’amministrazione. Le istanze espresse da NSC Sicilia ruotano attorno al tema focale delle pari opportunità, declinate all’interno dell’amministrazione militare e, più in generale, dell’intero Paese. “Le donne dell’Arma, malgrado il loro valore, la dedizione, la preparazione e l’impegno – continuano Toni Megna e Igor Tullio – non trovano ad oggi una giusta rappresentanza che dia voce ai loro bisogni, alle loro esigenze e aspettative: ciò frena, ovviamente, la piena e concreta realizzazione delle pari opportunità”.
L’impegno nella realizzazione di un’effettiva parità di genere
L’augurio del sindacato è che l’Arma sia coinvolta nel processo di modernizzazione in atto in Italia, dove una donna ricopre il ruolo di presidente del Consiglio dei Ministri, ma non solo. Oltre a Giorgia Meloni, ci sono infatti ministre e sottosegretarie: una proprio alla Difesa, Isabella Rauti, assieme a molti sindaci e ad altre esponenti del mondo politico e istituzionale che rivestono cariche apicali. “L’auspicio per l’immediato futuro – concludono i due segretari – è che le associazioni professionali a carattere sindacale, come quella a cui ci onoriamo di appartenere, che vede in qualità di presidente proprio una donna, vengano al più presto autorizzate a esercitare il loro mandato con l’impegno a lavorare per la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono la realizzazione di un’effettiva parità di genere e garantire un’adeguata rappresentanza femminile anche negli ambiti in cui le colleghe sono ad oggi sotto-rappresentate”.
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