Il Comune di Partinico non rilascia le autorizzazioni alla cantina Primeluci, tra quelle che finirono nell’occhio del ciclone della finanza per la presunta sofisticazione del vino. Il Suap, lo sportello unico delle attività produttive, ha negato il rilascio dell’Aua, l’autorizzazione unica ambientale. Secondo i tecnici comunali ci sarebbero delle irregolarità urbanistiche che impedirebbero il via libera, dopo che l’ex Provincia, per quanto di sua competenza, aveva dato invece il proprio lasciapassare.

Documento necessario

Per poter operare la cantina ha bisogno di questo documento che contempla le necessarie autorizzazioni allo scarico. Dunque senza non potrà avviare il ciclo produttivo. Per arrivare a questo pronunciamento è passato un lungo lasso di tempo tanto che i responsabili della stessa cantina hanno avanzato un ricorso al Tar. Il Comune ha sforato  tempi per potersi pronunciare.

La vicenda al Tar

Ed effettivamente il tribunale amministrativo regionale ha dato ragione alla cantina, nel senso che ha intimato al Comune di pronunciarsi nel merito. Ha dato 60 giorni di tempo, condannando oltretutto l’ente al pagamento delle spese di giudizio, e intimando in caso di ulteriori ritardi l’invio di un commissario ad acta. Alla fine non ce n’è stato bisogno perché è arrivato il pronunciamento, anche se negativo.

L’inchiesta del 2020

Nel dicembre del 2020 questa cantina, insieme ad altre, finì sotto indagine per sofisticazione di vino. La Primeluci fu considerata una sorta di società costituita appositamente dal principale indagato, l’imprenditore Ottavio Lo Cricchio. Secondo l’accusa producevano il vino con acqua e zucchero. Nel corso delle perquisizioni sono scattati i sigilli anche a 250 quintali di zucchero solido, di 300 ettolitri di zucchero già disciolto in acqua nonché di oltre 37 mila ettolitri di vini e mosti recanti indicazioni geografiche o denominazioni di origine contraffatti nonché sofisticati con zucchero e acqua. Lo Cricchio fu accusato di per reati fiscali, con particolare riguardo all’emissione e all’utilizzo di false fatturazioni e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

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