La riconversione dell’ospedale di Partinico interamente in no covid19, con la sua assistenza sanitaria ai livelli dell’era pre pandemia. Battono i pugni sul tavolo associazioni e sindacati del territorio che in una lettera indirizzata a governo regionale, Asp di Palermo, commissione Sanità all’ars e sindaci del territorio chiedono che il nosocomio torni a funzionare in tutte le sue potenzialità considerata la cessazione dell’emergenza pandemica stabilita già dal marzo scorso dal governo nazionale.

Il fronte compatto

Ad avere preso carta e penna sono state le associazioni Cittadinanzattiva, Autismile-arriva l’aurora, Avis, Fidapa, Io come voi, Comitato “irriguo jato” e il Patto per la salute e l’ambiente, e con loro anche la Camera del lavoro e la Uil. In seguito alla seconda ondata dell’emergenza covid19, l’ospedale fu riconvertito in parte con due dei 5 piani riservati esclusivamente ai pazienti affetti da coronavirus, e una complessiva riduzione dei posti letto negli altri piani per via delle disposizioni legate al contrasto al contagio.

Il timore

Il timore di associazioni e sindacati sarebbe collegato essenzialmente alla notizia filtrata in questi giorni che l’Asp di Palermo ha riconvertito 6 posti letto di terapia intensiva da destinare ai malati no covid. Questo perché l’Istituto superiore di sanità ha individuato l’ospedale di Partinico come uno dei 6 centri siciliani di specializzazione nella cura del long covid “grazie all’esperienza maturata e alle professionalità esistenti nella struttura”. “I cittadini di questo territorio – scrivono nella lettera – esprimono tutto l’apprezzamento per tale riconoscimento da parte dell’Iss per la cura del long covid, purchè ciò non impedisca o rallenti la totale riconversione dell’ospedale che avrebbe l’effetto di danneggiare ulteriormente la popolazione di questo territorio”.

“La vera emergenza sono i pazienti no covid”

Secondo associazioni e sindacati oggi la nuova emergenza in realtà è legata ai pazienti no covid, affetti da patologie “ordinarie” che quasi sempre, dopo la visita al pronto soccorso, vengono dirottati in strutture ospedaliere spesso lontane diverse decine di chilometri di distanza. “E’ ormai noto – aggiungono nella missiva – che la pandemia si sta trasformando in endemia, come anche sancito dalla fine dello stato di emergenza stabilito dal governo nazionale, e questo non è compatibile con la scelta di demandare la cura del Covid19 solo a pochi presidi”.

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