Palazzo Ram a Partinico, nel Palermitano, riapre. Solo per un giorno, un misero giorno. Quello che è un gioiello dell’architettura e della storia dell’intera Sicilia ha ancora le sue porte chiuse ai visitatori. Ancora una volta ci vuole la buona volontà di volontari e associazione ambientaliste per poter far riaprire questa struttura alla fruizione collettiva. Ci volevano tre commissari prefettizi, alla guida del municipio da luglio del 2020 in seguito allo scioglimento per mafia, per tentare di rispolverare questo bene monumentale. E tutto questo si è consumato nell’indifferenza della politica locale, evidentemente nell’ultimo ventennio “affaccendata in altre faccende”. Cultura e turismo, da queste parti, non si sa nemmeno cosa sia.
La riapertura per un giorno
Palazzo Ram quindi riapre solo per un giorno. Per l’esattezza domani, domenica 6 novembre, dalle 9 alle 12,30, maltempo permettendo. Potrà essere possibile grazie a Legambiente che sbarca in città con il suo “Salvalarte”, la campagna di sensibilizzazione che mira a rimettere in luce le bellezze architettoniche italiane. Con loro anche storici e architetti che sempre volontariamente guideranno i visitatori allo scoperta di un bene finito nell’oblìo e di cui si torna a parlare solo in periodo di campagna elettorale, come sta accadendo di questi tempi dal momento che si vota in città il prossimo 13 novembre.
La storia di Palazzo Ram
L’edificio fu edificato dai Ram (che poi, nel linguaggio popolare, divenne “Ramo”), una potente e nobile famiglia della Catalogna, verso la fine del XVI secolo. Poco o niente si sa della storia di questo Palazzo fino ai primi del Novecento, quando fu utilizzato come Lazzareto durante l’epidemia della “spagnola”. Il complesso, appartenente all’Ospedale Benfratelli di Palermo, venne trasferito al patrimonio comunale di Partinico solo nel 1983, data di entrata in vigore della riforma sanitaria.
Storia di degrado
Incredibile se si pensa alla storia di questo magnifico palazzo. Acquisito dal Comune nel lontano 1999 dall’allora sindaca antimafia Gigia Cannizzo (recentemente scomparsa, ndr), consapevole del suo valore e dell’enorme ritorno in termini d’immagine, di cultura e di turismo per la città. Nel tempo sono stati agganciati diversi finanziamenti, per un totale di qualcosa come 5 milioni di euro. Tanti i lavori e poi non si riuscì ad aprire mai. Si dice per errori progettuali e mancanza di fondi per collaudi, storie tipiche della politica in salsa siciliana. Adesso un barlume di speranza: il Comune ha ottenuto di recente, sempre sotto la guida dei commissari prefettizi, un finanziamento a valere sul Pnrr per un importo di 2 milioni e 700 mila euro che dovrebbe recuperare l’intero pregevole manufatto.
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