Scarichi di probabili reflui della lavorazione di frantoi nelle condotte del centro storico di Partinico, nel Palermitano. E’ quello che hanno appurato i vigili urbani dopo un intervento effettuato proprio nelle zone tra corso dei Mille e via Francesco Crispi. Sono stati fatti dei prelievi di quell’acqua molto scura e inviati all’Arpa, l’agenzia regionale protezione ambiente, per un’analisi. Si attende ancora l’esito ma appare scontato che si sia in presenza di evidenti tracce di scarti di molitura.
I sospetti
Si sono concentrati dei sospetti su un’azienda che opera in quella porzione di territorio tanto che la polizia municipale ha effettuato al suo interno un sopralluogo e verificato anche alcuni aspetti. A Partinico non è certo la prima volta che emergono problemi di questo tipo, con reflui sospetti scaricati nelle condotte fognarie o anche lungo i torrenti. Sovente si è parlato di scarti industriali, vitivinicoli e oleari sul torrente Puddastri, simbolo da decenni del degrado e dell’inquinamento ambientale.
L’inquinamento sotto il tempio di Selinunte
Il mese scorso situazione simile è stata verificata nel Trapanese dove nella notte qualcuno ha versato nel torrente Modione, appena sotto il tempio di Selinunte, le acque di vegetazione, provenienti da qualche frantoio operante nella zona di Castelvetrano. E’ la denuncia fatta dall’associazione ambientalista MareAmico affidata ad una nota e corredata di fotografie. Le acque di vegetazione sono l’ultimo scarto della molitura delle olive e sono 200 volte più inquinanti delle fogne, poiché sottraendo l’ossigeno alle acque provocano la morte della flora e della fauna. “Infatti – era stato detto da Mare Amico – in questa zona di mare si nota già una notevole moria di pesci”.
La denuncia di 6 molitori
Nel dicembre dello scorso anno invece sei titolari di frantoi vennero denunciati dagli ispettori dei forestali per violazioni al codice ambientale e inquinamento. I controlli scattarono sugli scarichi abusivi nei fiumi e torrenti disposti dall’ispettore Giuseppe Chiarelli che ha coordinato un intervento con i distaccamenti forestali di Bagheria, Piana degli Albanesi e San Martino delle Scale. Per alcune attività è stato richiesto ausilio di personale dell’Arpa e dell’Asp di Palermo. L’operazione nacque per cercare di arginare l’inquinamento del fiume Eleuterio, dove ogni anno alla foce ci sono riversamenti di acque di vegetazione derivanti dalla molitura delle olive, che rendono le sue acque di colore nero e oleose, causando la morte di flora, fauna e pesci. Un vero disastro ecologico, in una zona che nel periodo estivo vede oltretutto la presenza di numerosi bagnanti in quel tratto di costa.
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