Nuovi strumenti nella lotta alle patologie rare. L’università di Palermo protagonista di un importante progetto che mira alla prevenzione dell’aneurisma. L’identificazione di nuovi biomarcatori molecolari prognostici per facilitare il management personalizzato dei pazienti affetti da sindrome di Marfan e bicuspidia aortica. E’ il tema del progetto a cui partecipa, oltretutto, il gruppo di ricercatori coordinato da Carmela Rita Balistreri, docente di patologia clinica del dipartimento di Biomedicina, neuroscienze e diagnostica avanzata dell’università degli studi di Palermo. Il progetto è guidato da Augusto Orlandi, responsabile del laboratorio di anatomia patologica del dipartimento di biomedicina e prevenzione dell’università di Tor Vergata. Con lui anche Giovanni Ruvolo, responsabile del centro di riferimento del centro sud della sindrome di Marfan e delle patologie correlate.
Ok al finanziamento
Il piano è stato ammesso al finanziamento di 450 mila euro sul primo bando sulle malattie rare promosso dal ministero della Salute. Si mira quindi al potenziamento del sistema della ricerca biomedica in Italia, come previsto dal Pnrr e grazie al finanziamento “NextgenerationEu” dell’Unione Europea.
Per cosa sarà utile il finanziamento
“Il finanziamento permetterà, tra l’altro, di completare un percorso di ricerca traslazionale, che prosegue da più di un decennio. A svolgere l’attività gruppi di radiologi, cardiologi, cardiochirurghi, genetisti, anatomo patologi e patologi clinici. “La nostra squadra, a cui è destinato il 40% del finanziamento – precisa la Balistreri -, si occuperà di effettuare analisi molecolari di Ngs, epigenomica, proteomica e metabolomica”.
Il rischio aneurisma
“La sindrome di Marfan e la bicuspidia aortica sono due patologie rare che hanno come complicanza più comune la progressiva dilatazione dell’aorta. Il conseguente rischio è quello dell’aneurisma – dichiara la professoressa Balistreri -. Prevenire questa complicanza è uno degli obiettivi del progetto, attraverso l’integrazione di diverse analisi multidisciplinari, imaging, morfologiche e biomolecolari. Il fine è quello di monitorare e prevenire la progressione grazie all’identificazione di nuovi biomarcatori e di targets per sviluppare terapie personalizzate”.
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