Il piano di riequilibrio presentato dal Comune di Palermo non convince il Ministero dell’Interno, quantomeno non fino in fondo. I tecnici dello Stato, capitanati dal direttore centrale Antonio Colaianni, hanno presentato delle richieste istruttorie per avere chiarimenti ed integrazioni dall’Amministrazione del capoluogo siciliano. Tanti i dubbi espressi da Roma, a cominciare dalla quantificazione della massa debitoria del Comune di Palermo, passando per le richieste di alcuni documenti propedeutici al piano, ad oggi non approvati in Consiglio Comunale. Domande a cui il Comune avrà 30 giorni di tempo per rispondere.
“Piano di riequilibrio basato su entrate nuove al momento non certe”
Dubbi espressi in maniera sintetica ma decisamente incisiva nelle righe conclusive della nota. Otto pagine nelle quali i tecnici dello Stato chiedono al Comune spiegazioni e documenti integrativi a supporto del piano di riequilibrio. Una scansione del documento contabile che, almeno ad oggi, non convince il Ministero. “Si osserva che il medesimo piano – scrive il Ministero – si fonda in parte significativa su nuove entrate tributarie, oggi consentite solo dalle richiamate disposizioni eccezionali, quale l’addizionale IRPEF e quella sui diritti di imbarco, per le quali non sono state acquisite ancora le necessarie deliberazioni consiliari di adozione delle stesse. Parimenti, si evidenzia che il piano in esame si fonda su trasferimenti erariali subordinati alla stipula, ad oggi non occorsa, del citato Patto con lo Stato”.
“Complessivamente – prosegue la nota -, il piano di riequilibrio adottato, si presenta quale contenitore di misure in gran parte subordinate ad entrate nuove al momento non certe“. Elementi che “condizionano, di fatto, l’intero impianto del piano medesimo”. Fatto che, di conseguenza, potrebbe avere dei riflessi anche sullo stanziamento di fondi previsto dal Governo nazionale. “Alla luce di quanto sopra, si fa presente che la mancata approvazione del piano, di fatto, si ripercuote anche sulla tenuta del costruendo patto con lo Stato. Ciò in quanto le misure funzionali a quest’ultimo sono le medesime che alimentano gran parte del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale adottato con deliberazione consiliare”.
La massa debitoria del Comune di Palermo
Fra i primi dubbi espressi dai tecnici del Ministero dell’Interno vi è quello relativo al calcolo della massa debitoria del Comune di Palermo. “L’ente – si legge nella nota inviata dal Ministero – è invitato a chiarire, attraverso una puntuale relazione, come sia giunto a determinare la massa debitoria in soli 438 milioni di euro. Ciò dal momento che dall’ultimo rendiconto approvato al momento della predisposizione del piano, relativo alla gestione dell’esercizio 2020, emerge un disavanzo di 622 milioni di euro”.
“Il PRFP – prosegue la nota – deve prevedere una ricognizione veritiera della massa passiva. Al riguardo, poiché alla data di redazione della presente richiesta istruttoria non risulta approvato il bilancio di previsione 2021-2023 e dunque il rendiconto della gestione 2021, né il bilancio di previsione 2022-2024, si rinvia a quanto previsto dalle Linee Guida della Corte dei Conti”.
“In particolare – scrivono i tecnici citando la normativa – ‘Condizione per accedere alla procedura di riequilibrio è la regolare approvazione del bilancio di previsione e dell’ultimo rendiconto nei termini di legge: ciò in quanto è necessario che le successive proiezioni abbiano come punto iniziale di riferimento una situazione consolidata in documenti ufficiali o comunque, conosciuti in momenti topici della gestione. Anche se tali adempimenti non sono espressamente, essi rappresentano essenziali ed imprescindibili elementi istruttori la cui mancanza si riverbera sulla valutazione della congruenza, ai fini del riequilibrio, dello strumento di risanamento’”.
Le integrazioni chieste da Roma
Situazione per la quale i tecnici del Ministero dell’Interno hanno chiesto una serie di documenti integrativi ai propri corrispettivi del Comune di Palermo. Fra questi la “relazione illustrativa dello stato di accertamenti e riscossioni, in conto competenza, delle principali entrate tributarie, extratributarie, patrimonial; le informazioni sulla spesa per il personale richieste; le deliberazioni di ricognizione di tutte le partecipazioni societarie possedute. Nonchè gli eventuali provvedimenti di razionalizzazione adottati, i provvedimenti riguardo la riduzione della spesa degli organi amministrativi, eventuali trasferimenti, a qualunque titolo, di beni patrimoniali a favore degli organismi partecipati; i dati delle spese per gli organi politici istituzionali nel triennio 2018-2020 e nel 2021; l’ammontare complessivo e la natura del disavanzo di amministrazione che si intende recuperare, dal 2021 al 2040”.
Il caso dell’addizionale Irpef
Questione ben diversa è legata alla delibera sull’addizionale Irpef, vero nodo focale del piano di riequilibrio. Da Roma chiedono infatti “la deliberazione consiliare con la quale sono state approvate le aliquote dell’addizionale comunale IRPEF, a partire dal 2022, in deroga al limite previsto dalla legge n. 360/1998”. Fatto al momento impossibile visto che il Consiglio Comunale ha respinto la stessa delibera presentata dall’Amministrazione Comunale l’11 aprile scorso. In quell’occasione il sindaco Leoluca Orlando parlò di “atto respinto da irresponsabili“, rivolgendosi in particolare nella sua invettiva politica contro i componenti del gruppo consiliare di Italia Viva.
Un atto rivisitato un paio di giorni dopo dalla Giunta Comunale, con la previsione al suo interno di un netto taglio degli aumenti e delle agevolazioni per i redditi sotto i 10.000 euro. Ma la delibera non ha fatto in tempo a raggiungere Sala delle Lapidi, visto che da Roma è piovuto un gelido “no” alla manovra preventivata dall’Amministrazione Comunale.
L’idea era infatti quella di ricorrere a parte dei fondi prevista all’interno dell’alveo del cosiddetto art.565 della legge finanziaria. Fatto sul quale è arrivato lo stop della Ragioneria dello Stato. “La priorità per l’impiego delle somma resta quello della copertura del disavanzo e che, in ogni caso, reputa opportuno che vengano acquisite anche le valutazioni del competente Ministero dell’Interno”.
Il contezioso con Amat
Particolare attenzione viene dedicata al contenzioso fra l’Amministrazione Comunale e ed Amat, azienda del servizio di trasporto pubblico. Il Comune di Palermo ha destinato alla vicenda un accantonamento al fondo rischi soccombenza, aggiornato all’esercizio 2021, di circa 85 milioni di euro. Ma i tecnici esprimono dubbi, anche alla luce delle richieste della Partecipata. “Poiché nella documentazione versata si fa riferimento ad un atto di diffida inviato al comune dalla partecipata AMAT Palermo spa, che reclama un credito di 111 milioni di euro, si invita l’ente a chiarire la propria posizione al riguardo. Ciò relazionando sull’andamento del rapporto con la detta società”.
La questione relativa a Gesap
Altro punto focale riguarda il capitolo legato alla cessione delle quote azionarie di Gesap. I tecnici chiedono infatti al Comune di trasmettere “i provvedimenti adottati per la dismissione della partecipazione azionaria del 31,5487% del capitale sociale detenuta nella Gesap”. Un valore stimato intorno ai 22 milioni di euro la cui cessione è stata inserita dal Comune di Palermo nell’annualità 2025. Fatto sul quale, il 18 gennaio 2022, il sindaco Leoluca Orlando ha comunque palesato una certa flessibilità. “Abbiamo indicato il 2025 come termine temporale. E’ chiaro che si potrà stabilire una data più in avanti o addirittura cancellarla”, ha sottolineato il primo cittadino durante la conferenza stampa dedicata proprio al piano di riequilibrio.
Chiesto il piano delle alienazioni
Fra i punti chiave della relazione inviata dal Ministero vi è quella relativa alle delibere propedeutiche al piano di riequilibrio. Fra queste figura la “deliberazione consiliare di approvazione del piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari“. Un atto che, almeno con riguardo al 2021, non è ancora arrivato in Consiglio Comunale. Inoltre, i tecnici chiedono “una relazione circa lo stato delle procedure di alienazione di quindici immobili denominati ex Forze dell’Ordine, per le quali è stata prevista nel piano di riequilibrio una maggiore entrata di 239.809 euro nel 2022 e di 223.809,74 euro nel 2023.
Ferrandelli: “Pietra tombale sull’Amministrazione Orlando”
Richieste sulle quali ci è andato giù pesante il candidato a sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli, che ha attaccato l’Amministrazione uscente. “E’ una pietra tombale su questa Amministrazione, che ha sfasciato i conti del Comune di Palermo. Non sono riusciti nemmeno a metterci una pezza, perchè quella che volevano mettere era fasulla. E’ quello che oggi dice, nero su bianco, il Ministero dell’Interno. Ciò dopo l’esposto che abbiamo presentato per fare chiarezza su quanto abbiamo sostenuto in aula. Ovvero che i dati su cui si basava il piano di riequilibrio non erano dati certi”.
“Dubbi confermati dal Ministero – ha sottolineato Ferrandelli -. Lanciamo un messaggio ai palermitani: chi ha sfasciato la città si sta ripresentando insieme a Miceli. Non va data loro nessuna opportunità di continuare ad alterare i conti e continuare in questo sfacelo. Dall’altro lato, questo piano di riequilibrio falsato ha avuto il via libera grazie alla complicità delle forze di centrodestra che stanno sostenendo il candidato sindaco Lagalla. Bisogna votare con attenzione e scegliere un progetto di chi ha le mani libere rispetto a chi ha compromesso questa città”.
Forello: “L’impianto è crollato”
Un ammasso di richieste sul quale il consigliere comunale di Oso Ugo Forello non ha lesinato critiche. “Il sindaco Orlando e la sua Giunta ha mentito sapendo di mentire. Il piano di riequilibrio fa acqua di tutte le parti. L’impianto è crollato. Entro 30 giorni, il Comune di Palermo dovrebbe fornire al Ministero risposte istruttorie su quesiti che non sono risolvibili, in quanto sono dati falsi. Primo fra tutti quello sui tassi di riscossione, che il Comune di Palermo aveva detto che, per il 2022, sarebbe aumentato del 10% e invece è in calo dell’8%. Fatto che viene a creare un ulteriore buco di 20 milioni di euro nel 2022 e di 30 milioni nel 2023 e nel 2024. Stiamo parlando della distruzione di un impianto fatto solo per un motivo, ovvero per salvare la faccia del sindaco, della Giunta e dei consiglieri comunali che hanno votato questo atto.
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