Confimprese e Confcommercio Palermo si scagliano contro il piano di riequilibrio, ad ora in discussione a Sala delle Lapidi per l’approvazione. Previsti diversi aumenti sotto tutti i fronti. Prospettiva aspramente criticata dalle due organizzazioni.

Felice “Consiglio comunale non sia complice”

Giovanni Felice, presidente di Confimprese Palermo sottolinea: “Oramai l’intenzione di questa Giunta è chiara: Eliminare quel poco di commercio che è rimasto, speriamo che il Consiglio Comunale non diventi complice di questo ‘sterminio’”.

E continua: “Nei giorni scorsi un autorevole esponente di questa giunta, ha scoperto che Palermo è una città povera, lo ha scoperto mentre approvava una delibera di Giunta in cui decideva di aumentare le imposte ai cittadini e quindi di renderla ancora più povera”.

“Raddoppio Irpef dopo furto somme decreto ristori”

“Dopo il furto delle somme del decreto ristori destinate ai commercianti – ha continuato Felice – il raddoppio dell’Irpef e la conseguente diminuzione delle capacità di spesa, che bloccherà i consumi, darà il colpo finale al Commercio. In questo contesto di grave crisi economica e con le aziende sempre più esasperate – continua il numero uno di Confimprese Palermo – si inventa un piano di riequilibrio palesemente falso con previsioni assolutamente inventate. Ad esempio, i 7 stendisti all’interno del mercato ittico dovrebbero portare al Comune 300.000 euro di entrate in più. Si pensa di fare la lotta all’evasione restringendo i tempi di rateizzazione come se le imprese avessero i soldi dentro i materassi o sotto il mattone”.

E conclude: “Avere amministrato scriteriatamente è un errore distruggere le il tessuto imprenditoriali ed il futuro della Città è diabolico. Auspico che il Consiglio Comunale non sia complice di questo misfatto”.

Di Dio, “No ad aumento fuori controllo peso fiscale”

Anche Confcommercio Palermo va contro il piano di riequilibrio. Il presidente Patrizia Di Dio sottolinea: “È intollerabile che si mettano le mani nelle tasche di cittadini e imprese per risolvere in pochi giorni, con approssimativi colpi di penna, i guasti finanziari prodotti in tanti anni di cattiva amministrazione. In questo modo pagheremo noi – con l’aumento spropositato di tasse e tributi, senza peraltro alcuna garanzia di un miglioramento dei servizi – il prezzo altissimo delle cattive scelte dell’amministrazione”.

Prosegue: “Il Piano di riequilibrio in discussione in Consiglio Comunale prevede conseguenze molto gravose sui contribuenti e sulle imprese palermitane, tra le quali: l’aumento dell’addizionale comunale all’Irpef addirittura oltre il limite massimo di legge (si propone quasi di raddoppiare, dallo 0,8 all’1,5%); l’anticipazione dei tempi di riscossione coattiva dei crediti fiscali; il dimezzamento dei tempi di rateazione dei tributi locali, da sei a tre anni”.

Ed ancora: “È evidente che questo Piano di riequilibrio darebbe un duro colpo al futuro della città e delle sue realtà produttive. Anziché venire incontro alle forze produttive della città, già allo stremo per gli effetti della pandemia, si pensa di togliere loro l’ossigeno per i prossimi 20 anni. Se venissero approvate queste misure si produrrebbero forti diseguaglianze, gli imprenditori palermitani pagherebbero l’Irpef più alta d’Italia e i debiti fiscali dovrebbero essere pagati nella metà del tempo rispetto al resto d’Italia”.

“Anche un problema di metodo”

Conclude: “È anche un problema di metodo, non si possono discutere scelte così importanti a nervi tesi, in fretta e furia e con la spada di Damocle di una scadenza troppo ravvicinata. Bisogna avere il coraggio e l’intelligenza di trovare strade alternative per riequilibrare i conti in maniera credibile e funzionale. Non è più il momento di inseguire interessi politici, o peggio ancora elettoralistici, ma occorre guardare alla salvaguardia del bene comune ed evitare gravi conseguenze sociali ed economiche”.

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