“Mi sono posto una domanda: se noi non avessimo fatto quell’inchiesta sulla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, se ci fossimo comportati un po’ come tanti altri giornalisti, che non toccano i poteri forti, non so se tutta questa macchina del fango buttata addosso a me ci sarebbe stata o no. Fare inchieste scomode, toccare i poteri forti e anche pezzi della magistratura evidentemente ha dato fastidio a qualcuno”.
Lo ha detto Pino Maniaci, tornato stamane a Telejato. Il giornalista, accusato di estorsione dalla Procura di Palermo e a cui era stato imposto il divieto di dimora nelle provincie di Palermo e Trapani, è di nuovo libero di muoversi, dopo che è stata dichiarata inefficace la misura cautelare. Il tribunale del Riesame, a cui i legali di Maniaci avevano chiesto la revoca del provvedimento, ha commesso un errore nella notifica dell’udienza in cui si sarebbe dovuta discutere la misura.
“Ci sono tanti tasselli di un mosaico che porta a tante istituzioni. – ha aggiunto in una conferenza stampa – Preciso subito una cosa: per me le istituzioni serie e credibili sono sacre, come anche il tribunale di Palermo. Per me l’Arma dei carabinieri è una istituzione sacra. Per noi i magistrati sono per la maggior parte persone serie che fanno il loro dovere. Telejato non è abituata a fare di tutta erba un fascio, noi siamo abituati a fare nomi e cognomi”.
“Da oggi riparte Telejato, e riparte come prima. Spiegherò punto per punto quello che è successo, – ha detto – sono pronto a rispondere a tutte le domande, a chiarire ogni cosa”.
“Quella di oggi è una prima riconciliazione con la vita di Pino Maniaci, un momento che non andava tenuto nascosto perché Pino ha spiegato quanto fossero infondate e frutto di cattive interpretazioni quelle intercettazioni”, ha detto il legale del giornalista, Antonio Ingroia. “La difesa ha sollevato una nullità che è divenuta definitiva facendo decadere la misura. – ha chiarito l’altro legale Bartolomeo Parrino – Si è comportata secondo i crismi, non è vero che si è sottratta vigliaccamente al merito della questione”.
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