Quarant’anni fa la mafia uccideva il politico e sindacalista Pio La Torre ed il suo amico e collaboratore Rosario Di Salvo.
Appuntamento stamattina a Palermo al cortile Maqueda di Palazzo Reale, sede dell’Ars della quale Pio La Torre fu deputato. Presenti le autorità, i familiari delle vittime, lo staff del Centro Studi Pio La Torre e gli studenti premiati per i loro elaborati del progetto antimafia ideato dal Centro Studi.

Gli interventi

Nel corso della manifestazione gli interventi in remoto della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, del presidente della Camera, Roberto Fico, del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi e dell’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia all’Onu.
Hanno partecipato in presenza il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, il presidente della commissione antimafia, Claudio Fava, il prefetto Giuseppe Forlani, il questore Leopoldo Laricchia, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, i familiari delle vittime, Tiziana Di Salvo e Franco La Torre. Con loro, anche i rappresentanti di sindacati, associazioni e gli studenti di tre scuole del Nord, del Centro e del Sud che simbolicamente hanno raccolto il testimone generazionale dell’antimafia contro le nuove mafie e che sono stati premiati per gli elaborati realizzati.

Miccichè: “Il cambiamento all’Ars c’è stato”

“È la seconda volta che Pio La Torre viene ricordato all’Ars. Quattro anni fa, Vito Lo Monaco mi chiese di commemorarlo qui. Per me fu importante, perché fino a quel momento Palazzo dei Normanni veniva considerato come il ‘palazzo del malaffare’. Oggi siamo al quinto anno della legislatura e sono felice di dire che quel cambiamento auspicato anche da Emanuele Macaluso nel 2019, e per cui tanti hanno pagato negli anni con la vita, c’è stato”. Lo ha detto il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, durante la commemorazione di Pio La Torre a Palazzo Reale.
“In questi cinque anni nessun deputato è stato inquisito per mafia e questo significa che il cambiamento inizia a dare i frutti. Non significa che la qualità della politica sia particolarmente aumentata, ma siamo comunque sulla buona strada. Non so se la lotta alla mafia sia stata vinta o no e nessuno può darsi patenti di onestà, ma mi sembra che in Sicilia la disponibilità verso certi ambienti, rispetto a prima, sia molto diminuita”, ha concluso Miccichè.

Quarant’anni di memoria per un impegno concreto

Il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao ha osservato: “Sono 40 anni di memoria per un impegno di contrasto alla mafia concreto, personale. Ho riletto in questi giorni il suo intervento all’assemblea regionale del 23 e 24 aprile del 1964. La Torre Non aveva paura, non aveva timore di attaccare i mafiosi e le loro coperture politiche del Comune di Palermo, di una città che è stata sventrata e devastata dagli interessi sporchi e luridi della mafia.
E lui l’attaccava frontalmente, con il coraggio che lo ha contraddistinto tutta la vita. Ecco che è un segnale per tanti giovani siciliani, per avere sempre davanti la luce, il sole e il futuro e non nascondersi nei biechi interessi economici e di potere.
In questi anni la Sicilia è profondamente mutata, la mafia ancora esiste, preme, minaccia, condiziona, ma la condizione sociale è profondamente diversa. Quel consenso diffuso che accompagnava politici e capi mafiosi conniventi oggi sarebbe impensabile, per fortuna, grazie a un forte consenso popolare che vede queste cose come retrive. Speriamo che tutti i prossimi appuntamenti vedano i siciliani scegliere sempre, per qualsiasi fazione votino, la gente pulita”.

La necessità di costruire futuro

Presente anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “Oggi siamo qui – ha detto – per ricordare Pio La Torre e ricordare il tempo in cui la mafia governava la città. Uomini come La Torre, con grande intuizione, riuscivano a costruire futuro dicendo no alla logica di guerre, no ai missili a Comiso ma anche al tempo stesso avendo compreso che il vero cuore del potere mafioso era il suo potere economico. Pio La Torre riteneva che bisognasse colpire il cuore economico della mafia, una grande intuizione. Se è vero come è vero che un boss mafioso in carcere che mantiene il suo patrimonio è molto più pericoloso di un boss mafioso libero senza il suo patrimonio.
Questa grande intuizione oggi è diventata pratica quotidiana, è diventata giurisprudenza.
Dobbiamo adesso pensare al futuro.
Voglio anche ricordare che il 6 gennaio del 1980 veniva ucciso il Presidente della Regione, Piersanti Mattarella, la più alta autorità istituzionale mai colpita dalla mafia.
Si conoscono i mandanti ma non gli esecutori. In altri casi si conoscono gli esecutori e non i mandanti. E’ segno che dietro ognuno di questi delitti, Mattarella come La Torre, ci sono implicazioni che vanno oltre la semplice mafia che spara, sono implicazioni politiche e internazionali. Senza la politica consenziente non si poteva uccidere il Presidente della Regione. Vale anche per Pio La Torre. Senza una protezione internazionale e senza la politica i mafiosi che sparano non potevano uccidere Pio La Torre o Rosario Di Salvo”.

Lo Monaco: “Continua l’impegno antimafia”

Il Centro Studi Pio La Torre, il cui presidente è Vito Lo Monaco, è nato nel 1986. Lo Monaco ha ripercorso questi lunghi anni: “Il Centro ha alimentato la memoria, e ha costruito una linea politica, culturale e di iniziative non soltanto nella società ma in molte scuole italiane, comprese quelle italiane all’estero, per ricordare Pio La Torre ma soprattutto per interpretare, sulla base del suo pensiero, le condizioni attuali dell’antimafia e capire come fare antimafia oggi.
Il quarantesimo anniversario del delitto è collegato al quarantesimo anniversario della legge Rognoni-La Torre.
Quest’anno è anche il trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
La legge Rognoni-La Torre e tutt’ora attuale per sconfiggere le nuove mafie perché guarda al futuro e ha individuato nel rapporto tra mafia, affari e corruzione il nodo principale da sciogliere.
Noi siamo ancora impegnati, perché il nodo non è stato ancora sciolto anche per responsabilità della classe dirigente attuale. Però sono accadute tante cose importanti, infatti all’internazionalizzazione della mafia ha fatto seguito l’internazionalizzazione dell’antimafia”.

Monterosso: “Portare avanti i valori”

Emozionata e commossa Patrizia Monterosso, direttore della Fondazione Federico II che gestisce Palazzo Reale.
“Quaranta anni – ha detto – dalla morte e dall’uccisione di Pio La Torre per ricordare a tutti noi la grande fatica di un cammino che non va dimenticato. Tutti insieme, con le scuole e le istituzioni, al cortile Maqueda di Palazzo Reale per tenere insieme quei valori che hanno portato in avanti la Sicilia e per continuare a migliorarla sempre di più”.

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