Sanità territorio infrastrutture e una pioggia ai di soldi ma in tanti, in troppi si considerano dimenticati nonostante la crescita in 5 anni viene valutata dal Ministero esponenziale. Sembra un libro dei sogni con poche novità e tante polemiche il PNRR ovvero il Piano Nazionale per la Resistenza e la Ripartenza

Sanità al centro della bozza italiana

Saranno istituite Case della Comunità come “perno delle prestazioni sul territorio in ambito socio-sanitario (con un investimento di 2 mld) e si punta sull’assistenza domiciliare, al fine di migliorare le prestazioni offerte in particolare alle persone vulnerabili e disabili anche attraverso il ricorso a nuove tecnologie (investimento 4 mld). L’erogazione di cure intermedie è demandata agli Ospedali di Comunità (investimento 1 mld per 380 strutture entro il 2026). In particolare, si prevede l’attivazione di 1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove. Si punta poi ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10 percento della popolazione di età superiore ai 65 anni. L’obiettivo è attivare 602 Centrali Operative Territoriali (COT), una in ogni distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza. Attualmente lo standard del 10% per l’assistenza a domicilio è raggiunto solo in quattro 4 regioni.

L’assistenza nel territorio

L’ospedale di Comunità è destinato a pazienti che necessitano interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata, di norma dotato di 20 posti letto (con un massimo di 40 posti letto) e a gestione prevalentemente infermieristica, tale da contribuire, si legge nella bozza del Pnrr, a una “maggiore appropriatezza delle cure e determinare una sostanziale riduzione di accessi impropri ad altre prestazioni” L’investimento si concretizzerà nella realizzazione di circa 380 ospedali di Comunità. La Casa della Comunità diventerà invece la casa delle cure primarie e lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Nella Casa della Comunità sarà presente il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie. Sarà una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali. È finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso una infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso (PUA) per le valutazioni multidimensionali (servizi socio-sanitari) e i servizi consultoriali con particolare riferimento alla tutela del bambino, della donna e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Entro il primo trimestre del 2022 è prevista la definizione di un Contratto Istituzionale di Sviluppo che vedrà il Ministero della Salute (come autorità responsabile per l’implementazione) e il coinvolgimento delle amministrazioni regionali e di tutti gli altri enti interessati. Spazio, nel pnrr, anche alla telemedicina come strumento per il potenziamento dell’assistenza territoriale.

Poca chiarezza ma tanta attesa per le infrastrutture

Secondo ministero del Sud, il Pil del Mezzogiorno crescerà nel quinquennio 2021-2026 del 22,4% rispetto al valore del 2020. “L’impatto del Pnrr – rende noto il Ministero per il Sud e la Coesione territoriale – sulla crescita del PIL nazionale nell’arco dei 5 anni sarebbe del 15,3% (per il Centro-Nord sarebbe del 13,2%). Oggi il Pil del Mezzogiorno rappresenta il 22,7% di quello nazionale; nel 2026, se le misure del Piano saranno pienamente applicate, il Pil del Mezzogiorno costituirà il 24,1% del Pil nazionale”. Questo, secondo il dicastero per il Sud, l’impatto del Pnrr sul PIL ITALIA: 2021 0,7% 2022 2,0% 2023 3,0% 2024 3,1% 2025 2,7% 2026 2,9% Impatto del Pnrr sul PIL del SUD: 2021 0,9% 2022 3,1% 2023 4,3% 2024 4,3% 2025 3,8% 2026 4,2% Impatto sulla crescita nel quinquennio: PIL 2026 ITALIA +15,3% SU PIL 2020 PIL 2026 SUD +22,4% SU PIL 2020 PIL 2026 C-NORD +13,2% SU PIL 2020 .

Il Ministro Carfagna

“Le proiezioni sulla ricaduta degli investimenti per il Sud del Pnrr – ha commentato il ministro Mara Carfagna – confermano un dato rilevantissimo: nei prossimi cinque anni, per la prima volta dagli anni ’70, si avvierà un processo di convergenza tra Sud e Centro Nord. Credo che questi numeri debbano incoraggiare tutte le amministrazioni meridionali a “sfruttare” al massimo le opportunità che offre il Pnrr: il raggiungimento dell’obiettivo dipende, adesso, dalle energie e dalle competenze che tutti i soggetti realizzatori sapranno mettere in campo. E sono convinta che le tabelle sul Pil chiudano ogni polemica sulla quantificazione e la qualità degli interventi, che non solo sono percentualmente rilevanti (40% del totale, tra l’altro incrementabile), ma sono anche finalizzati in modo da realizzare un’inversione di tendenza che i cittadini meridionali attendono e invocano da anni”, conclude Carfagna

Ma i comuni annaspano

Ma intanto i Comuni fanno i conti con l dissesto  l’incapacità di chiudere i bilanci, Sicilia e Calabra lamentano l’assenza del Ponte fra le infrastrutture e i documenti di economia e finanza fanno intravedere tagli lacrime e sangue per tutti.

Il Ponte sullo Stretto

“Il PNRR sia ambizioso, abbia una visione, faccia compiere al Paese quella indispensabile svolta al Sud che tutti auspichiamo. Innanzitutto inserendo tra le infrastrutture strategiche da realizzare il ponte sullo stretto di Messina, opera fondamentale che al di la’ degli oggettivi vantaggi in termini ambientali, rappresenta di fatto la conditio sine qua non per l’ammodernamento dell’intero sistema dei trasporti del Sud e della Sicilia. Bisogna essere onesti, se il Ponte non verrà costruito l’alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria e poi anche in Sicilia sarà una mera utopia, così come l’intenzione di trasformare l’Isola nel più importante hub commerciale del Mediterraneo”. Lo afferma, in una nota, la deputata di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo. “Il Recovery Plan – continua –, inoltre, dovrebbe contenere tutte quelle opere infrastrutturali per il Sud, realmente cantierabili, che non possono più attendere oltre. Servono lungimiranza e pragmatismo. Anche per questo chiediamo la proroga al 2023 del super bonus e il suo snellimento procedurale, elementi decisivi per fare funzionare questo indispensabile strumento di sviluppo”.

Soldi programmati male

Dal lato opposto della barricata “ArticoloUNO Sicilia da tempo manifesta preoccupazioni che oggi ritroviamo in larga parte nella posizione assunta dai sindaci meridionali che si sono organizzati nella rete “Recovery Sud” per sollecitare il governo su una questione cruciale per il futuro della nostra nazione”. È quanto afferma il segretario regionale siciliano di ArticoloUNo Pippo Zappulla.

“L’UE ha privilegiato il nostro Paese nella distribuzione dei fondi del Recovery Fund – sottolinea Zappulla – perché consapevole della gravissima, secolare arretratezza delle regioni del Sud Italia rispetto alle altre aree dell’Unione, e non è accettabile che a Roma si sia meno attenti di Bruxelles alla questione meridionale”.

“La pandemia – prosegue il dirigente di Art1 – ha ulteriormente aggravato il divario Nord-Sud e solo un’applicazione rigorosa dei criteri europei potrà permettere non già di eliminare l’arretratezza del Mezzogiorno, ma almeno di ridurla sensibilmente. Tutto ci fa temere invece che, se non si modificherà il PNRR, per infrastrutture, sanità, istruzione e tutela del territorio, la forbice continuerà ad allargarsi. A muovere i sindaci delle regioni del Sud è la consapevolezza che, se non si affronterà con la dovuta determinazione la questione meridionale, a rimetterci sarà l’Italia intera”.

Nell’attesa lacrime e sangue

E nell’attesa c’è il documento di economia e Finanza nazionale che le regioni chiedono di redigere in odo diverso.

Proroga del credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, forme di decontribuzione per favorire l’occupazione nelle aree svantaggiate, ma ancora l’assoluta necessità di portare avanti il progetto del Ponte sullo Stretto e di tenere conto delle esigenze dell’insularità.

Sono solo alcuni dei concetti ribaditi da Gaetano Armao, vicepresidente della Regione e assessore regionale per l’Economia, nell’intervento sul Documento di economia e finanza 2021 tenuto durante l’audizione delle Commissioni congiunte Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.