“Costa di più non fare il ponte sullo stretto che farlo. Nel corso di questi cinque anni far partire il cantiere è uno dei miei obiettivi e creerebbe oltre 100mila posti di lavoro”. Matteo Salvini, neo ministro delle Infrastrutture, non aspetta neanche la fiducia per dettare la sua agenda a partire proprio dal Ponte.
Il ‘Ponte’ di Salvini
Lo ha dichiarato senza mezzi termini durante la trasmissione Porta a Porta. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili, Matteo Salvini ha parlato di priorità “Il trasbordo via traghetto, oltre a inquinamento e perdita di tempo, in un anno costa a siciliani e calabresi più del ponte”, ha spiegato, sottolineando che “il ponte è solo una parte, perché serve l’alta velocità in Sicilia e la Salerno-Reggio Calabria”.
Se ne parla inutilmente da decenni
“Dell’attraversamento dello Stretto di Messina si parla da decenni, e dal 1981 sono stati spesi centinaia di milioni di euro di denaro pubblico senza aver concluso nulla. La prossima legislatura potrà e dovrà essere, dopo quarant’anni di parole, quella che passerà finalmente ai fatti, unendo Sicilia e Calabria, creando lavoro vero e inquinando di meno. Questo uno degli impegni del mio Ministero” ha aggiunto Salvini.
Non solo annunci
Ma il leader della Lega non si è limitato agli annunci in tv. Nella giornata ha anche riunito i ministri leghisti dettando, più in generale, l’agenda delle priorità iniziando dai temi economici. Subito abolizione della Legge Fornero, quota 41, flat tax al 15% e pace fiscale.
Il taglio delle tasse
Nel corso di una riunione con i massimi esperti del partito, compreso il neoministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, Matteo Salvini rende evidente la volontà di far sentire subito la sua voce forte e chiara nell’ambito dell’esecutivo. Anche dalle sue prime azioni da ministro delle Infrastrutture, emerge la volontà del ‘Capitano’ di incidere su ogni versante, non solo su quello delle grandi opere ma anche su quello della sicurezza, della lotta all’emigrazione clandestina.
Porti chiusi?
Non a caso ha incontrato l’Ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia Costiera, un corpo che, ricorda la Lega, “vanta un personale con 10.800 donne e uomini e centinaia di uffici e comandi in tutta Italia”. Come dire, un piccolo ‘esercito’ a sua disposizione pronto a battersi per “tornare a difendere i confini”, spiega a “Porta a Porta”, proprio come fece quando era al Viminale. Ma anche per dare come acquisita la delega sui porti.
Governo alla prova degli sbarchi
E intanto prime mosse del Governo di centrodestra sul fronte migranti, mentre 2 navi umanitarie incrociano al largo della Libia con 118 persone soccorse a bordo che potrebbero nelle prossime ore chiedere un porto di sbarco alle autorità italiane. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha avuto un faccia a faccia a Roma con il collega francese Gerald Darmanin.
Obiettivo degli incontr con i partner europei, anche promuovere ed incrementare le iniziative nei Paesi di origine e transito dei migranti oltre ad intensificare la redistribuzione degli sbarcati. Nelle prime uscite sui media l’ex prefetto di Roma ha sottolineato che i flussi vanno governati e non subiti, contrastando i trafficanti di uomini e lo “spontaneismo, sia pur umanitario”.
78mila arrivi via mare nel 2022
Dei 78mila arrivi via mare registrati quest’anno (contro i 51mila dello scorso anno, +67%), circa la metà sono sbarchi autonomi, il resto sono stati soccorsi. Non solo dalle ong, che hanno portato in Italia oltre 11mila persone nel 2022, ma anche da mercantili civili, nonché unità di Guardia costiera, Guardia finanza e Marina. In tanti, però, non ce la fanno. Negli ultimi giorni si registra la morte di due bambini – di dieci mesi ed un anno – per un’esplosione a bordo di un barcone diretto verso Lampedusa, il ribaltamento di un barchino con una bimba dispersa vicino all’isolotto di Lampione e il ritrovamento di 4 cadaveri nelle ultime ore
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