I pm di Palermo titolari dell’accusa al processo sulla trattativa Stato-mafia hanno depositato una corposa attività integrativa di indagine: si tratta delle intercettazioni ambientali effettuate in carcere tra il boss Giuseppe Graviano e il codetenuto Umberto Adinolfi. Da febbraio del 2016 ad aprile del 2017 Graviano è stato ascoltato dalle microspie. Per i pm le intercettazioni sono rilevanti ai fini del processo. La Procura ha anche chiesto di citare a deporre lo stesso Graviano.

Intanto anche all’udienza odierna del processo sulla cosiddetta trattativa, come era accaduto ieri, il boss Salvatore Riina partecipa in videoconferenza dalla saletta del carcere di Parma. Nei giorni scorsi la Cassazione aveva chiesto al tribunale di sorveglianza di Bologna di motivare nuovamente il diniego al differimento dell’esecuzione della pena chiesto, per motivi di salute, dal legale del capomafia. Riina che è da mesi ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma assiste all’udienza steso su una barella.

“Riina è perfettamente lucido e orientato nel contesto – dice il pm Nino Di Matteo – abbiamo depositato in segreteria la relazione di servizio di un agente penitenziario su alcune esternazioni in carcere del boss. In concomitanza dell’ udienza del 30 marzo scorso del processo sulla trattativa Stato-mafia Riina ha parlato dei rapporti tra Ciancimino e Licio Gelli, dei suoi rapporti con Provenzano e della morte dell’ex vice del Dap Francesco Di Maggio”.

Di Matteo ha chiesto alla corte che celebra il processo di sentire l’agente della polizia penitenziaria che ha ascoltato le parole di Riina e le ha riportate in una relazione di servizio. Il pm ha anche chiesto un confronto tra gli ex ministri Paolo Cirino Pomicino, Vincenzo Scotti e Giuliano Amato.

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