Ad un giorno di distanza dalla sentenza del giudice del lavoro che ha definito illegittima la sanzione di quindici giorni di sospensione alla professoressa Rosa Maria dell’Aria, la docente è tornata a commentare la sentenza.

“Ha vinto la scuola, la libertà di insegnamento e di apprendimento, il valore che ha formare nei ragazzi il giudizio critico. Sono contenta anche io a livello personale, ci tengo al giorno della memoria, quello che ho fatto rientra nelle normali attività e nella normalità che si discuta su quel che accade e che è accaduto nel rispetto delle opinioni di tutti senza toni che siano esagerati. Non mi aspettavo delle scuse – ha sottolineato – . La sentenza mi ha fatto piacere è un ristabilire quelle regole democratiche che sembravano essere state messe in discussione, lascio una scuola che ha fatto tanto che si spende nella formazione dei giovani, lascio una scuola che si prepara al futuro e che forzatamente è cambiata a causa della pandemia ed che di tante cose brutte ci lascia di positivo che sta nell’uso di nuovi strumenti ma anche la valorizzazione di quel che c’era in passato ovvero la scuola in presenza a cui spero presto di tornare. Quindi bisogna dare fiducia nella scuola”.

Accolto il ricorso presentato dai legali Fabrizio La Rosa e Alessandro Luna, che hanno seguito il caso scoppiato a metà maggio dell’anno scorso dopo che in un elaborato, preparato in occasione della giornata della memoria, gli studenti avevano paragonato le leggi razziali del ’38 contro gli ebrei, al decreto sicurezza nella parte che riguarda i migranti, inserendo alcune immagini dell’allora ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.

E’ stata invece respinta la richiesta di risarcimento danni di 10mila euro. La sanzione era arrivata dopo un’ispezione dell’ufficio scolastico provinciale di Palermo. “Il giudice ha riconosciuto tutte le ragioni del nostro ricorso – dice l’avvocato Luna – non solo la docente ha esercitato la libertà di insegnamento nel fornire il materiale didattico, ma non sussiste nemmeno la ‘culpa in vigilando’ sull’operato dei suoi alunni, perché se avesse controllato il contenuto dei loro lavori avrebbe violato la loro libertà di pensiero tutelata dalla Costituzione”. Nel ricorso, di una quarantina di pagine, hanno sottolineato l’illegittimita’ della sanzione per la violazione degli articoli della Costituzione, della Convenzione sui diritti dell’infanzia.

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