Quello dei conti siciliani è un disastro. E ormai non lo è più solo in base a ciò che scrive la stampa da più di qualche anno. Il disastro ieri è stato certificato dalla Corte dei Conti che ha parificato il bilancio 2018 con sei mesi di ritardo per un confronto con la Regione ma lo ha fatto segnalando irregolarità e mettendo nero su bianco l’esigenza di trovare 2 miliardi e 100 milioni nel triennio; 1,1 dei quali subito.

Ma la Corte ha anche scritto, senza mezzi termini, che le politiche di contenimento della spesa e riduzione del disavanzo fin qui messe in atto sono inefficaci. Su tutte le furie il Presidente Nello Musumeci che si vede piovere addosso i guai di un trentennio e deve risolverli in qualche mese con conseguenze non da poco conto. Il suo governo, infatti, ha le mani legate, non può fare scelte di carattere economico sociale ne assumere impegni di spesa. Senza contare gli ulteriori guai che arrivano da Roma (leggi qui)

Per i sindacati “il rischio è che a pagare il prezzo della difficile situazione finanziaria siano le fasce più deboli della popolazione, il welfare già sfilacciato, le spese strategiche come quelle per infrastrutture e per lo sviluppo
dell’economia circolare”

“Siamo pronti al confronto – dicono  i segretari generali regionali di Cgil Cisl e Uil, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone, – per mettere a fuoco assieme, forze sociali, Anci, Regione, soluzioni che evitino il default”.

I sindacati  ringraziano la Corte dei conti che nonostante tutto ha parificato il bilancio. “Ma la spada di Damocle che pende sull’Isola impone una exit strategy condivisa – affermano -. E richiede tempi stretti”. Per Cgil Cisl e Uil, la Regione, per tirarsi fuori dalla crisi economico-finanziaria determinatasi con gli anni, ha bisogno di un tavolo di confronto ad hoc. Pertanto, “al presidente Musumeci chiediamo di incontrarci già a gennaio, subito dopo le festività, per mettere immediatamente mano assieme al cantiere finanziario, evitando pesanti ricadute economiche e sociali”

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