Il comparto dell’edilizia deve ripartire. Applicando regole e protocolli di sicurezza. Ma una ripartenza è urgente, necessaria e non più prorogabile. Anaepa Confartigianato Edilizia scende in campo con un forte appello al governo regionale, affinché non si azzeri del tutto il settore delle Costruzioni, che dopo anni di forte sofferenza stava lentamente tentando una piccola risalita.

Un blocco pesante potrebbe arrivare anche nell’attività delle ristrutturazioni, settore che con le misure dell’ecobonus si apriva a buone prospettive di lavoro per molti artigiani dell’edilizia oltre che dell’indotto. Indotto è composto dai rivenditori di materiale edile, dai meccanici, dai serramentisti, dai falegnami, dagli elettricisti, e da altre figure che sinergicamente si adoperano per la filiera delle Costruzioni.

Un primo passo, ad esempio, potrebbe quello di autorizzare gli interventi della cosiddetta “edilizia libera” e le opere edilizie per le quali è sufficiente la CILA, così come ha già fatto la Regione Liguria. Procedura possibile grazie al decreto 18/2020 della Presidenza del Consiglio dei Ministri dove vengono autorizzate queste due tipologie di interventi ai sensi del D.P.R. 380. Potrebbero quindi ripartire anche piccoli lavori di restauro nelle abitazioni, sempre nel rispetto delle misure di sicurezza.

“Chiediamo con forza – dice Matteo Pezzino, presidente di Anaepa Sicilia – che le aperture siano applicate a tutti i settori previsti dal D.P.R. 380. Ma c’è di più. Considerati i costi aggiuntivi che ogni impresa deve sostenere per ogni cantiere, dovendo necessariamente ottemperare alle nuove linee guida dei protocolli di sicurezza, è necessario che tali oneri, almeno per i cantieri già avviati, vengano compensati come fondo perduto per i contratti dei cantieri già denunciati alle autorità di vigilanza del settore edile”.

Anaepa punta l’attenzione anche sull’aspetto finanziario. “Per rilanciare in maniera decisiva il comparto e dare la possibilità alle imprese di ripartire con le proprie risorse, senza aggravare ulteriormente le finanze del governo centrale – dice Sebastiano Cutrone, vice presidente vicario di Anaepa Sicilia – è necessario eliminare o quantomeno di ridurre le ritenute a monte dell’8 per cento, addebitate direttamente sui conti aziendali. Se non si riuscisse ad andare incontro alle imprese anche sotto questo profilo, si rischierebbe di dare il colpo di grazia definitivo all’intera filiera dell’edilizia isolana”.

Anaepa chiede al governo Musumeci che il riavvio del settore delle Costruzioni avvenga in due fasi: la prima deve essere quella della ripartenza e la seconda quella del rilancio del comparto, già profondamente provato negli ultimi anni. Non bisogna dimenticare infatti che prima dell’emergenza coronavirus, in Sicilia, in un anno avevano già chiuso i battenti oltre 400 imprese artigiane. Ad ottobre 2019, rispetto al secondo trimestre 2009, le imprese artigiane erano 5.747 in meno. Sul fronte occupazione, invece, al secondo trimestre 2019 gli occupati nel settore erano 74 mila, 3 mila in meno del 2018.

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