Fumata nera, questo pomeriggio all’Aran, a causa dell’improcedibilità delle trattative, in assenza della proposta del governo regionale sulla riclassificazione del personale regionale, degli aumenti contrattuali e delle proposte sulla nuova regolamentazione dello smart working.

L’Agenzia delle rappresentanze negoziali aveva convocato, per oggi pomeriggio, le organizzazioni sindacali per iniziare le trattative, ma i sindacati Cobas/Codir e Sadirs – che insieme rappresentano più del 51 % dei lavoratori regionali – hanno dato la loro indisponibilità a proseguire i lavori in mancanza di una proposta complessiva.

Cobas/Codir e Sardis “Ci risiederemo quando il governo regionale avrà posto basi per il contratto”

“Ci siederemo di nuovo al tavolo contrattuale – hanno dichiarato i rappresentanti dei sindacati Cobas/Codir e Sadirs – quando il governo regionale avrà posto le basi necessarie su cui costruire il contratto: riclassificazione di tutto il personale; rinnovo del trattamento economico del salario fisso, accessorio e delle indennità; regolamentazione dello smart working. Non si può parlare della cornice del contratto – hanno sottolineano i rappresentanti dei sindacati autonomi Cobas/Codir e Sadirs – senza prima affrontare gli argomenti necessari per il reale rilancio dell’amministrazione, a incominciare proprio dalla riclassificazione e riqualificazione del personale. Il governo regionale si impegni, quindi, a rinegoziare i limiti posti dell’accordo con Roma che impedirebbero il reale rilancio dell’amministrazione – sottolineano le segreterie di Cobas/Codir e Sadirs – non consentendo neanche di utilizzare le risorse già stanziate per il rinnovo contrattuale”.

“Si può fare buon contratto senza ulteriori risorse”

E concludono: “Si può fare un buon contratto senza ulteriori risorse, ma avendo la possibilità di spendere le somme già stanziate per riformare la Regione e il sistema classificatorio del personale in base alle nuove esigenze funzionali”.

La rinegoziazione dell’accordo Stato-Regione

Martedì i sindacati avevano avanzato la richiesta di rinegoziazione dell’accordo Stato-Regione sulla riclassificazione del personale della Regione siciliana dopo che la Giunta Regionale ha impartito nei giorni scorsi la direttiva all’ARAN Sicilia per il rinnovo del contratto di lavoro per il personale del comparto non dirigenziale della Regione Siciliana. Per il triennio 2019-2021, nella parte riguardante il quadro finanziario ha richiamato una norma nazionale, ponendo il limite dello 0,55% del monte salari 2018 come limite della spesa da destinare alla riclassificazione del personale regionale. Secondo il Cobas-Codir, “decretando di fatto non solo un limite di spesa ma anche un limite oggettivo alla possibilità di potere riclassificare il personale regionale”.

La deroga dello sforamento dello 0,55%

Secondo i Segretari Generali Dario Matranga e Marcello Minio, servirebbe “non tanto avere ulteriori somme come dichiarato recentemente dall’assessore regionale alla funzione pubblica ma – in considerazione che non si chiede una progressione di carriera ma una totale riclassificazione in un nuovo sistema classificatorio che potrà anche avere riflessi di progressione di carriera – prevedere la deroga dello sforamento dello 0,55% (prevista per le semplici progressioni) avendo a disposizione la somma già stanziata di € 43.959.231,00 (di cui sarebbero utilizzabili in atto soltanto € 31.410.095,36). Se così non dovesse essere, non si potrà procedere a creare un nuovo sistema classificatorio che consenta alla Regione di potere utilizzare al meglio le risorse umane disponibili non consentendo alcuna riclassificazione del personale regionale con grave danno alla macchina organizzativa ormai non più dotata delle qualifiche funzionali necessarie per potere portare avanti la missione amministrativa assegnata dalle leggi”.

Cosa chiedono i sindacati

Secondo le sigle sindacali occorre quindi una “rimodulazione che consenta una deroga, da concordare se necessario con il governo nazionale, per rivedere il limite dello 0,55% considerato che ci si trova davanti a una norma di prima applicazione in via transitoria per consentire alla macchina regionale di riorganizzarsi attraverso la riclassificazione di tutto il personale regionale in un nuovo sistema classificatorio e non nella previsione di semplici progressioni di carriera a regime come, invece, previsto in ambito nazionale: ambito in cui in questi ultimi venti anni, più volte, si è proceduto a procedure di progressioni di carriera, mentre in Regione Siciliana da ben 21 anni non è stata attivata alcuna procedura di progressione circostanza che richiede appunto una norma di prima applicazione attraverso la contrattazione sindacale”.

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