I sindacati avanzano la richiesta di rinegoziazione dell’accordo Stato-Regione sulla riclassificazione del personale della Regione siciliana dopo che la Giunta Regionale ha impartito nei giorni scorsi la direttiva all’ARAN Sicilia per il rinnovo del contratto di lavoro per il personale del comparto non dirigenziale della Regione Siciliana. Per il triennio 2019-2021, nella parte riguardante il quadro finanziario ha richiamato una norma nazionale, ponendo il limite dello 0,55% del monte salari 2018 come limite della spesa da destinare alla riclassificazione del personale regionale. Secondo il Cobas-Codir, “decretando di fatto non solo un limite di spesa ma anche un limite oggettivo alla possibilità di potere riclassificare il personale regionale”.

La deroga dello sforamento dello 0,55%

Secondo i Segretari Generali Dario Matranga e Marcello Minio, servirebbe “non tanto avere ulteriori somme come dichiarato recentemente dall’assessore regionale alla funzione pubblica ma – in considerazione che non si chiede una progressione di carriera ma una totale riclassificazione in un nuovo sistema classificatorio che potrà anche avere riflessi di progressione di carriera – prevedere la deroga dello sforamento dello 0,55% (prevista per le semplici progressioni) avendo a disposizione la somma già stanziata di € 43.959.231,00 (di cui sarebbero utilizzabili in atto soltanto € 31.410.095,36). Se così non dovesse essere, non si potrà procedere a creare un nuovo sistema classificatorio che consenta alla Regione di potere utilizzare al meglio le risorse umane disponibili non consentendo alcuna riclassificazione del personale regionale con grave danno alla macchina organizzativa ormai non più dotata delle qualifiche funzionali necessarie per potere portare avanti la missione amministrativa
assegnata dalle leggi”.

Cosa chiedono i sindacati

Secondo le sigle sindacali occorre quindi una “rimodulazione che consenta una deroga, da concordare se
necessario con il governo nazionale, per rivedere il limite dello 0,55% considerato che ci si trova davanti a una norma di prima applicazione in via transitoria per consentire alla macchina regionale di riorganizzarsi attraverso la riclassificazione di tutto il personale regionale in un nuovo sistema classificatorio e non nella previsione di semplici progressioni di carriera a regime come, invece, previsto in ambito nazionale: ambito in cui in questi ultimi venti anni, più volte, si è proceduto a procedure di progressioni di carriera, mentre in Regione Siciliana da ben 21 anni non è stata attivata alcuna procedura di progressione circostanza che richiede appunto una norma di prima applicazione attraverso la contrattazione sindacale”.