Da Toti Longo a Pietro Garonna, da Catia Meli a Pietro Alongi: sono tanti i nomi, più o meno concreti, che circolano per un ingresso nella nuova Giunta di Palermo. Da lunedì, il sindaco Roberto Lagalla ha avviato le consultazioni con i partiti di maggioranza per cercare di trovare una quadra sul futuro esecutivo derivante dal rimpasto che verrà. Ma qualcuno, all’interno della coalizione, lo definisce già rimpastino.

I moderati chiedono spazio e cambi

Le richieste sul tavolo del sindaco sono tante e lasciare tutti contenti è praticamente impossibile. Roberto Lagalla, comunque, dovrà fare delle scelte, anche alla luce della ridotta forza su cui può contare in Consiglio Comunale, visti i recenti addii in casa Lavoriamo per Palermo. Gli alleati scalpitano. In particolare i moderati. Nuova DC e Forza Italia hanno più volte chiesto di avere riconosciuta la propria forza all’interno della Giunta. Con riguardo ai democristiani, il gruppo di Totò Cuffaro ha praticamente raddoppiato la propria forza in Consiglio Comunale, passando da tre a cinque elementi. E potrebbe non essere finita. La potenza di fuoco degli azzurri a Sala Martorana è rimasta inviarata, con sette elementi a disposizione. Numeri che, ad oggi, non trovano una corrispondenza nell’esecutivo, con un solo assessore riconosciuto dal partito, ovvero Aristide Tamajo.

Lo scontro su Mineo

Se su Rosi Pennino c’è un lavoro diplomatico in corso, fatto che potrebbe contribuire ad allentare la tensione proprio con lo stesso Lagalla, sul nome di Andrea Mineo la richiesta di esclusione dalla Giunta è chiara e palesata da tempo. Ma sulla strada degli azzurri c’è Fratelli d’Italia che, tramite il vicesindaco Carolina Varchi e il capogruppo Giuseppe Milazzo, ha acquisito il profilo dell’assessore al Patrimonio tra i ranghi dei meloniani, imponendo il proprio diktat sulla permanenza dell’ex coordinatore cittadino azzurro. Anzi, dai banchi di FdI è arrivato un contrattacco deciso, con la richiesta di rimozione del presidente del Consiglio Comunale Giulio Tantillo dal suo ruolo qualora Mineo fosse escluso. Fatto che, comunque, non può avvenire prima di diciotto mesi dall’insediamento dell’organo amministrativo. Chiaro è che il peso dei meloniani potrebbe comunque rendere la vita difficile all’esponente azzurro. Anche se, appare evidente, che una guerra interna non farebbe comodo a nessuno e non è nemmeno lontanamente all’ordine del giorno.

C’è chi entra, chi rischia di andare via

A complicare il quadro c’è inoltre la posizione della Nuova DC, che chiede di avere riconosciuto il proprio peso politico all’interno dell’esecutivo. A ribadirlo qualche giorno fa il capogruppo Domenico Bonanno, attraverso una nota diretta proprio al sindaco Roberto Lagalla. Tradotto, cinque consiglieri vogliono dire un secondo assessorato. Ruolo per il quale circola il nome di Pietro Garonna. Cosa che complicherebbe parecchio la vita al primo cittadino, alle prese anche con la questione “quote rosa”. Fra i nomi dati in uscita, in caso di rimpasto, ci sarebbero quelli di Antonella Tirrito, Rosi Pennino e Sabrina Figuccia. Ciò oltre alla ben nota volontà del vicesindaco Carolina Varchi di dimettersi per potere svolgere al meglio il proprio ruolo di parlamentare nazionale. Fatto per il quale il sindaco ha già chiesto al gruppo di Forza Italia che uno dei nuovi nomi proposti sia quello di una donna. Nomi ai quali si potrebbe aggiungere quello di Dario Falzone, qualora il partito fosse costretto a fare una scelta fra i tre alfieri a disposizione.

La Lega attende sviluppi

Una danza di nomi in cui c’è anche la Lega. All’interno del Carroccio infatti, Alessandro Anello ha chiesto di onorare quanto previsto da un accordo pre-elettorale, succedendo nel ruolo di assessore a Sabrina Figuccia. Elemento di cui si è parlato in un incontro fra il sindaco Roberto Lagalla e la segretaria regionale del partito Annalisa Tardino. “Il sindaco mi ha chiesto che ne pensassi del rimpasto – ha dichiarato -. In tutta onestà, per quanto mi riguarda non è una priorità, alla luce dei problemi che affliggono Palermo e che abbiamo ereditato dall’era Orlando. Pur tuttavia, laddove si gettassero le basi per un rimpasto, la Lega farebbe le opportune valutazioni”. In pratica, se si fa il rimpasto la Lega farà la sua mossa, altrimenti può andare bene così.

La teoria del rimpastino

Cambia tutto per nulla cambiare. Un concetto molto gattopardiano ma che potrebbe essere preso ad esempio da Roberto Lagalla per uscire dall’angolo dello scontro fra i partiti della maggioranza. Una teoria che sta riscontrando già diversi proseliti all’interno della coalizione, soprattutto fra alcuni uomini d’esperienza della politica regionale, con un quadro che parlerebbe di piccoli cambiamenti affiancati ad una serie di interlocuzioni sui posti di sottogoverno. In tal senso, vanno registrate le nomine nella prima infornata di dirigenti assunti al Comune di Palermo. Una lista in cui figurano il nuovo direttore generale Eugenio Ceglia, ritenuto vicino a Fratelli d’Italia, e il nuovo comandante della polizia municipale Angelo Colluciello.

Il tema delle presidenze

Poi c’è il tema delle presidenze di commissione, delle quali tre sono al momento in mano a Forza Italia (Zacco, Terrani e Alotta), due a Fratelli d’Italia (Milazzo, Rini), una rispettivamente alla Nuova DC (Imperiale) e alla Lega (Anello). Un quadro nel quale Lavoriamo per Palermo, ovvero la compagine di Roberto Lagalla, è al momento a bocca asciutta dopo il passaggio di Salvo Alotta a Forza Italia. Sarà questa la strada che intraprenderà il sindaco? Quel che è certo è che i moderati non resteranno a guardare e chiederanno il proprio spazio. E le trattative sono soltanto all’inizio.

 

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