– “Ho presentato una interrogazione al governo e ho chiesto al ministro Patuanelli di convocare un tavolo di crisi per scongiurare la chiusura di Rinascente a Palermo”. Lo dice in una nota il presidente dei senatori dI Italia Viva, Davide Faraone.

“Il gruppo Rinascente – aggiunge – ha annunciato la chiusura dell’attività commerciale il 31 ottobre. Alla base della decisione il costo dell’affitto dell’immobile di proprietà del fondo pubblico pensionistico Inarcassa, gestito dal fondo immobiliare Fabrica Immobiliare, considerato dal gruppo ‘fuori mercato’. Dalle parole dell’amministratore delegato di Rinascente, Pierluigi Cocchini, si evince la disponibilità a cercare ancora un possibile accordo prima della formale scadenza del contratto. Occorre quindi mettere tutti attorno a un tavolo e trovare una soluzione che consenta al gruppo di poter continuare ad operare a Palermo e dare quindi certezze ai lavoratori”.

“Sarebbe paradossale assistere – conclude Faraone – alla chiusura di grandi gruppi a Palermo proprio mentre il governo mette in atto politiche di sostegno per Sud. Imprese e lavoratori stanno al centro delle nostra ricetta per far ripartire il Sud ed è per questo che faremo di tutto affinché questa vertenza si risolva positivamente”.

“Rinascente Palermo non deve chiudere” con questo slogan i lavoratori della sede di via Roma hanno deciso di lanciare una petizione sulla piattaforma ‘change.org’ da inviare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, al ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli e al ministro del lavoro Nunzia Catalfo.

Con la petizione, alla quale hanno aderito in poche ore oltre 450 persone, si chiede si chiede l’istituzione immediata di un tavolo di crisi con tutte le istituzioni nazionali, regionali e comunali, le associazioni datoriali ed i sindacati, affinché i lavoratori vengano garantiti e la Rinascente non vada via da Palermo.

“La notizia della chiusura della Rinascente – si legge nella petizione – lascia tutti sconvolti e farebbe perdere oltre cento posti di lavoro a persone altamente qualificate e con una età media di 40 anni, che difficilmente potranno trovare spazio occupazionale nelle piccole e già precarie realtà commerciali locali, la chiusura del grande magazzino porterebbe ad una svalutazione di tutta l’area e ad un ulteriore spopolamento della stessa”

I lavoratori saranno in sciopero il prossimo 11 e 12 settembre per protestare contro la mancanza di certezze sul proprio futuro occupazionale. Il contratto d’affitto tra l’azienda ed il gruppo immobiliare che lo ha in gestione è in scadenza per la fine del mese e le trattative per il rinnovo si sarebbero del tutto arenate.

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