Non solo depositi pieni e parte alta nel degrado, al cimitero dei Rotoli il grande problema è relativo alla mancanza di strutture. Forno crematorio, depositi e, ovviamente, luoghi in cui seppellire. Un problema che la vecchia e la nuova Amministrazione hanno provato a risolvere con l’installazione di loculi supplementari. Fra questi, un lotto di 400 nuove sepolture da posizionare fra viale Santa Maria e viale Santissima Trinità. Lavori partiti il 1 agosto e che si dovevano concludere entro 60 giorni. Il passato è d’obbligo visto che, a metà ottobre, il cantiere è ancora in essere.

L’installazione di nuovi loculi al cimitero dei Rotoli

Cimitero Rotoli, installazione loculi straordinari

I lavori stanno costando circa 550.000 euro. L’iniziativa si muove su un piano parallelo rispetto alle proposte avviate dalla Giunta di Roberto Lagalla per  lenire gli effetti dell’emergenza cimiteriale che interessa, da oltre due anni e mezzo, i depositi del camposanto del capoluogo siciliano. Attualmente, sono circa 1200 le salme in attesa di una degna sepoltura.

Gli interventi hanno riguardato la predisposizione dell’area del cantiere. Fatto a cui doveva seguire la realizzazione delle basi in cemento armato. Ad oggi, nell’area di cantiere, sono stati eseguiti degli scavi di circa due metri per due, ma dei loculi non c’è ancora traccia. L’obiettivo principale dell’Amministrazione era quello di eliminare le tensostrutture. Impianti di natura emergenziale, nati per contenere le bare in eccesso dai depositi. Ma, a causa del prolungamento delle condizioni di criticità, tali strutture risiedono ancora nei viali del camposanto di lungomare Cristoforo Colombo.

Depositi pieni, bare accatastate nelle tensostrutture

Bare di bambini accatastate ai Rotoli, Palermo

Tensostrutture che, nel tempo, hanno subito alcuni danni dettati dal maltempo e dall’incidere del tempo. Luogo nel quale diverse bare non hanno nemmeno trovato un’allocazione definitiva. A causa di ciò, i feretri sono stati posti sull’asfalto. Ciò a causa della mancanza di posti sui castelletti costruiti con i ferri innocenti. Bare sistemate su tre o, addirittura, quattro file, con alcune eccezioni per mancanza di spazio. Fatto che riguarda ad esempio la secondo tensostruttura, in direzione di Monte Pellegrino.

Qui infatti, proprio verso la fine, sono state posizionate una serie di bare una sopra l’altra. Feretri piccoli e che contengono al proprio interno parti anatomiche o corpi di bambini, messi incolonnati come se si trattasse di pacchi di un qualsivoglia magazzino. Gli spazi sono quelli che sono e il numero di bare a deposito rimane comunque alto. Nonostante l’avvio di alcune misure e di alcuni cantieri importanti per il camposanto di lungomare Cristoforo Colombo, la situazione resta difficile. I morti dovranno ancora attendere prima di potere riposare in pace.

Rotoli, parte alta inghiottita dalle erbacce

Rotoli, parte alta immersa nelle erbacce

Una situazione di incuria che, purtroppo, continua ad interessare anche la parte alta del camposanto di lungomare Cristoforo Colombo. Un luogo in cui riposano centinaia di persone, seppellite nei campi d’inumazione. Portare un fiore alla tomba di un proprio caro, recitare una preghiera vicino al luogo in cui riposa un proprio parente o qualunque altro atto di carità cristiana risulta impossibile.

A causa della mancanza di manutenzione, in particolare di diserbi, la zona è stata letteralmente inghiottata dalla limitrofa riserva naturale di Monte Pellegrino. Non è di certo colpa della natura, bensì dell’incuria umana, causata, questa si, da problemi burocratici che continuano a rimanere irrisolti ad anni di distanza. Fra questi l’annosa vicenda legata alla rete anti-caduta massi. Un via libera che, di fatto, mette fuori gioco gli operatori della Reset, che non possono così recarsi nelle zone in questione per effettuare il proprio lavoro, svolto con dovizia in altre aree del cimitero.

Così, i morti rimangono immersi nella natura. Accedere alle sepolture è diventato impossibile. Le tombe sono state letteralmente assorbite dalle erbacce e da alcuni alberelli selvatici. I cestini, lasciati per terra da mesi, rimangono pieni, in attesa che qualcuno li svuoti. Situazione che, come sopra ricordato, perdura da diversi mesi senza soluzione di continuità. Un modo poco cristiano di onorare i morti palermitani, tra l’altro già ‘attaccati’ lo scorso anno dalla discesa di alcuni cinghiali proprio dalla riserva di Monte Pellegrino, che danneggiarono alcune tombe durante il loro passaggio.

 

 

 

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