“Noi vogliamo lavorare”. “Il nostro gioco è legale”. “Io dico basta”. E ancora “Non ci ha ucciso il Covid19 ma lo Stato sì”. Sono le frasi che si leggono su alcuni cartelloni.

Si sono riuniti numerosi, stamane, muniti di mascherina,  in piazza Indipendenza a Palermo, per un presidio di protesta, i gestori e i lavoratori delle sale scommesse, sale slot e videolottery, corner sportivi, sale bingo e sale giochi in genere.

Soltanto nelle sale bingo in Sicilia lavorano 1500 persone.
Protestano perché non sanno quando potranno riaprire le loro attività. Al momento l’unica certezza, è lo stop sino al 14 giugno, ma le linee guida per i lavoratori del settore non sono state ancora emanate, quindi è probabile che ci sia ancora una proroga per la tanto attesa riapertura.

Spiega Giovanni Donzella, lavoratore del settore: “Noi siamo un gioco legalizzato a tutti gli effetti. Ci discriminano. Non siamo lavoratori di serie B. Io sono un padre di famiglia, ho diritto a lavorare e al mio stipendio. Dico ai politici che mentre loro continuano a percepire lo stipendio, noi siamo qui senza sapere cosa fare. Dov’é la cassa integrazione? Sono tre mesi che non lavoriamo, vogliamo veder rispettati i nostri diritti“.

Gli fa eco Nanni Restivo, titolare del punto GoldBet di Pallavicino: “Stiamo protestando perché abbiamo gli stessi diritti di altri lavoratori, abbiamo delle famiglie da mantenere. Ci sono già le linee guida per i tabacchi e per i negozi di abbigliamento che hanno riaperto, noi ancora non sappiamo nulla. Non vedo perché non potremmo lavorare pure noi, rispettando le regole, se solo ci venissero date. Hanno persino aperto le palestre, e per noi ancora il nulla, potremmo rispettare le stesse norme anti contagio. Siamo chiusi dall’8 marzo, sono passati già quasi tre mesi, senza guadagnare niente. Non sappiano le motivazioni per le quali siamo ancora chiusi. E non sappiamo più che cosa fare per andare avanti”.

Lavoratori e gestori del settore denunciano quindi di essere stati abbandonati dallo Stato e di sentirsi ‘invisibili’ rispetto ad altre categorie lavorative per le quali c’è già stata la ripartenza.

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