Inizia con l’annuncio di un’altra tragedia sociale lo sciopero generale del settore Call Center della Sicilia. Alla vigilia della mobilitazione regionale è arrivata un’altra, l’ennesima doccia fredda per i lavoratori dell’Abramo Customer Care il quale, a causa del repentino calo delle commesse, ha annunciato l’avvio delle procedure che porteranno alla perdita di centinaia di posti di lavoro. Secondo le sigle sindacali SLC Cgil , Fistel CISL e Uilcom Uil, solo a Palermo sono a rischio 150 unità.
Stamani a Palermo sono state mobilitate 4 aziende palermitane e aziende catanesi. I lavoratori hanno chiesto regola chiare in materia di delocalizzazione delle aziende all’estero e rigide regole di mercato. “Il lavoro c’è ma ma al’estero – dice uno dei dipendenti dei call center in protesta – chiediamo all’amministrazione regionale che il lavoro dall’estero torni in Italia perchè non si può vanificare quanto di buono è stato fatto in questi anni. Ci sono persone che lavorano nei call centere anche da 15 anni e non possono rischire per la mancanza di regole chiare di perdere il lavoro”.
La crisi del settore dei Call center e l’assenza di una normativa certa per la salvaguardia dei lavoratori ha convinto i sindacati a indire una giornata di mobilitazione regionale. Questa mattina un corteo si dipanerà da Piazza Croci, a Palermo, fino ad arrivare sotto la sede della Prefettura. Le richieste dei sindacati sono chiare: richiamare alle proprie responsabilità le istituzioni al fine di dare avvio a una politica industriale per il settore dei call center anche alla luce dei cambiamenti tecnologici.
“Il futuro è inverto – ha detto Pietro Marchesini, segretario RED UGL – alcune aziende avevano promesso di riportare le commesse in Italia ma come, dimostra il caso Abramo scoppiato ieri, ci rendiamo conto che i committenti ora spostano i volumi da una azienda all’altra all’interno del Paese. Non abbiamo chiesto. Ci aspettiamo una risposta immediata. Non si toglie ai poveri per dare ai poveri”.
Il corteo cittadino si oggi ha attraversato via Libertà, via Ruggero Settimo, via Cavour ed è giunto a villa Whitaker, sede del Prefetto di Palermo. I lavoratori scesi in strada chiedono a gran voce di emendare il decreto “Milleproroghe” e di intervenire in maniera profonda nel settore dei Call center sono le richieste principali dei sindacati che hanno indetto la giornata di mobilitazione.
“Il settore necessita di riforme strutturali non più rimandabili – ha dichiarato Emiliano Cammarata, RSU Almaviva SLC CGIL – . Chiediamo una politica industriale seria. Il settore rischia di fare numerose vittime. Una terra come la Sicilia non si può permettere il danno sociale che ne deriverebbe dal licenziamento di oltre 20 mila lavoratori”. Al coro si unisce anche Eliano Puma della Fistel CISL Sicilia. “Il settore è al collasso – ha affermato – Siamo alla guerra tra poveri, ci rubiamo i volumi tra un competitor e l’altro”.
Nei giorni scorsi a Palermo era stata organizzata una fiaccolata per Almaviva Contact in bilico per il paventato esubero di milleseicento lavoratori della sede palermitana del call center. L’allarme nasce dopo che è stato annunciato un consistente taglio dei volumi assegnati per il primo trimestre 2020 da Sky ad Almaviva.
Il sindaco Orlando nei giorni scorsi ha anche inviato una lettera al governo Conte con la quale chiedeva di intervenire in maniera decisa al fine di prevenire una crisi irreversibile del comparto, predisponendo tutte le misure finanziarie urgenti che attraverso emendamenti a provvedimenti in corso di conversione, consentano di superare la fase attuale e traguardare politiche di consolidamento e futuro del settore.
Il sottosegretario alla Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha già convocato per martedì 4 febbraio le principali aziende committenti dei call center. L’obiettivo del tavolo – fissato alle ore 15 al Mise, si legge nella convocazione, è “analizzare il rapporto degli operatori del settore con i principali committenti sulle tematiche relative ai lavoratori, alla qualità del servizio e alla delocalizzazione”.
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