Un occhio al ‘collegato’ il disegno di legge che contiene tutto quello che non è passato in Finanziaria e che approdare all’ars per essere approvato in questi giorni, e un altro a Roma. Dopo l’approvazione della legge di stabilità siciliana si lavora alla sua pubblicazione e, al contempo, alla predisposizione delle riforme del collegato. si tenterà di replicare l’operazione ‘legge di tutti’ fatta per bilancio e finanziaria. e per farlo Musumeci non pensa dio attendere proprio nulla. Il collegato deve andare in aula in queste settimane senza aspettare di capire cosa deciderà Roma sulla Finanziaria.

L’ipotesi di attendere si era fatta avanti per un motivo preciso. Fra le norme approvate in Finanziaria, infatti, esiste il rischio di impugnativa almeno per una disposizione importante ovvero l’assunzione dei 2800 ex Pip nella Resais per la stabilizzazione. Un percorso in parte già inidviduato dal governo Crocetta e in parte concordato con il Consiglio dei Ministri madalla capitale rispetteranno gli accordi ora che il governo siciliano ha un colore diverso e nella coscienza che la norma è un po’, per così dire, ‘al limite’ visto che Crocetta e Baccei avevano dovuto prima cercare uno strumento di accordo per farla passare senza danni?

Certezze non ce ne sono ma l’idea di aspettare per eventualmente far rientrae la legge dalla finestra,m con modifiche, nel collegato non piace ne alla maggioranza ne a Musumeci. Anzi il presidente difenmde quella norma anche se non di iniziativa governativa

“Ci sono deputati regionali che hanno costruito le proprie campagne elettorali sui lavoratori ex Pip. Ma ora la ricreazione è finita – ha detto ieri il Presidente della Regione – abbiamo avuto il coraggio di compiere un’azione di cui tutti hanno parlato in questi ultimi anni, ma per la quale nessuno ha mosso un dito. I Pip sono una forza lavoro di cui c’è bisogno. E’ anche una iniziativa di recupero sociale, non dimentichiamolo mai”.

Proprio sulla possibilità di una impugnativa della norma, Musumeci, però non si sbilancia. “Vedremo quale sarà la sorte e ci comporteremo di conseguenza, è chiaro che i finanziamenti continueranno a essere assicurati”.

Ma mentre si parla di ex Pip e della loro stabilizzazione, altre categoria di precari sono rimasti al palo e protestano. Primi fra tutti gli Asu. Si tratta di precari che vengono utilizzati da 25  anni negli uffici della Pubblica amministrazione, 1.500 di  questi attraverso convenzioni con cooperative. Un centinaio di lavoratori ha presentato domanda per la fuoriuscita dal bacino. La finanziaria regionale li ha esclusi dalle stabilizzazioni.

“Ci aspettiamo nel collegato alla finanziaria una soluzione definitiva. I palliativi non ci interessano” dicono Vito Sardo e Mario Mingrino, del Csa Dipartimento Asu al termine di un incontro con l’assessore Mariella Ippolito alla presenza di Eleonora Lo Curto (Udc), Rossana Cannata (Forza Italia) e Edy Tamajo (Sicilia Futura) parlamentari di maggioranza e opposizione.

“Siamo in attesa – aggiungono – di valutare il provvedimento che il governo ci sottoporrà al prossimo incontro. C’è bisogno di una norma organica che preveda la stabilizzazione di tutti i soggetti titolari del diritto, sia quelli utilizzati negli enti pubblici che nel privato sociale”.

“Tutti sono consapevoli – continuano Sardo e Mingrino – dal Parlamento al governo ai sindacati che devono essere trovate le risorse aggiuntive per la contrattualizzazione, al fine di sostenere gli oneri aggiuntivi”.

“È necessario – concludono – che l’Assessorato dia seguito a quanto previsto dalla legge 8 del 2017, stabilendo quanti sono i soggetti di cui si deve fare carico, ovvero scorporando coloro che hanno chiesto la fuoriuscita con la misura alternativa e coloro che saranno stabilizzati dagli enti utilizzatori”.

Ci sarà inoltre da risolvere la questione dell’individuazione degli enti che potranno assorbire i lavoratori non stabilizzati dai propri enti di provenienza – sottolineano dalla Cgil.  “Dal monitoraggio dei piani di fuoriuscita (effettuato per il 90%)- riferisce infatti la segretaria regionale Clara Crocè- è emerso che solo il 10% degli enti che utilizzano lavoratori Asu sono in grado di stabilizzarli”.

“Una stabilizzazione di tutto il personale Asu può avvenire solo mettendo tutti i lavoratori nelle stesse condizioni, cioè facendoli uscire da cooperative, parrocchie ed enti privati: è inammissibile – ha sottolineato Crocè- che lavoratori in servizio presso i beni culturali  e le Asp continuino a operare con l’intermediazione delle cooperative”.

“Crocè ha rilevato che è anche “inammissibile che si pensi che l’operazione di stabilizzazione possa avvenire a costo zero”.

“Confidiamo adesso che nella prossima riunione si vada alla soluzione dei problemi sul tappeto per come auspicato dallo stesso assessore. Servono  risorse- ha rilevato Crocè- ma anche la soluzione dei problemi della fuoriuscita dalle coop e degli enti che dovranno accogliere gli esuberi. Una buona base di partenza per affrontare le criticità – ha sottolineato- è la legge 8 del 2017”.

“Dopo l’incomprensibile decisione di lasciare fuori dalla finanziaria il bacino ASU adesso appare opportuno ricorrere ai ripari già a partire dal cosiddetto collegato che in tempi brevi dovrebbe approdare all’ARS per essere discusso” dice invece il Coordinatore Provinciale Confintesa per i Precari, Rosario Greco, che chiede serietà intellettuale alla Giunta Regionale nell’affrontare la problematica delle stabilizzazioni del personale precario ASU.

“Bisogna certamente definire il percorso tracciato dalla LR 8/2017 e già dal prossimo incontro, previsto tra una settimana. Ci aspettiamo che l’esecutivo Musumeci presenti proposte concrete e risolutive. È assolutamente indispensabile trovare soluzioni per oltre 5.000 lavoratori chiamati a garantire quotidianamente servizi essenziali presso i vari enti utilizzatori” conclude Greco.