Una banale lite per un parcheggio sarebbe sfociata in minacce personali. Protagonisti il padre della titolare di un ristorante ed il sindaco di Cefalù.

Il primo cittadino condannato per minacce

La vicenda affonderebbe le radici in cattivi rapporti fra il primo cittadino e la persona oggi ritenuta offesa in sede giudiziaria dopo querela. Una storia che adesso è sfociata in una condanna che il sindaco impugnerà in appello.

Fatti risalenti al 2015

Il ‘confro0nto’ verbale risale al 2015. Fatti per i quali adesso il primo cittadino di Cefalù Rosario Lapunzina è stato condannato dal Giudice di pace del Tribunale di Termini Imerese, Carolina Badalamenti, per minaccia. In particolare, il primo cittadino della città normanna, secondo il giudice, avrebbe  “minacciato un male ingiusto a M. B. e in particolare per avere proferito nei suoi confronti la frase: ‘Gliela farò pagare, le farò chiudere il ristorante e lo chiuderà”. Per queste frasi il giudice di Pace ha emesso condanna nei confronti del primo cittadino ritenendo attendibile la testimonianza resa dalla parte offesa e dai dipendenti della figlia.

La sentenza del Giudice di pace

Il Giudice ha, però, concesso al sindaco Lapunzina, difeso dal legale Vincenzo La Grua, le circostanze attenuanti generiche e lo ha condannato alla pena di euro 500 di multa oltre al pagamento delle spese processuali. Inoltre dovrà risarcire al ristoratore i danni patiti in qualità di persona offesa, costituitasi parte civile. La quantificazione del danno0 dovrà avvenire in separata sede giudiziaria.

La discussione per un’auto parcheggiata

Tutto ha origine da una discussione nata per un’auto parcheggiata. “Le farò chiudere il ristorante e lo chiuderà” e “gliela farò pagare e la pagherà”. Queste le parole che avrebbe detto Lapunzina alla vittima delle minacce in base alla sentenza. L’uomo, padre di una ristoratrice cefaludese, secondo la ricostruzione giudiziaria, era intento a scaricare della merce dall’auto parcheggiata nei pressi dello stesso ristorante quando sarebbe stato invitato a rimuovere il mezzo. Dopo una certa insistenza del sindaco, l’uomo avrebbe detto allo stesso Lapunzina che avrebbe spostato l’auto dopo l’intervento dei carabinieri. Solo dopo queste parole sarebbe arrivata la minaccia contestata a Lapunzina, frasi per le quali il sindaco è stato, adesso, condannato.

Il sindaco annuncia appello

“Ho già proposto appello avverso una Sentenza che rispetto ma che, per più motivi, ritengo sbagliata: perché non ho mai detto quella frase; perché il soggetto in questione non è gestore di alcun ristorante; perché non ho il potere di fare chiudere locali a piacimento e nessun locale è stato da me, o a causa mia, chiuso. Ho fatto e continuo a fare il Sindaco facendo valere le ragioni dell’Ente, anche nei riguardi di coloro cui questo non aggrada”.

“Aggiungo, per la cronaca, che il medesimo soggetto che ha riferito la circostanza e cui il Giudice ha prestato fede, è stato, alcuni mesi or sono, condannato dal Tribunale di Termini Imerese a sei mesi di reclusione per avermi diffamato, prima del luglio 2015, davanti a svariati testimoni. A dispetto dei garantisti a fasi alterne, attendo, con invariata serenità, il giudizio d’appello”.

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