I giudici del Tribunale del Riesame di Palermo hanno depositato la sentenza che ha confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari per l’ex manager dell’Asp di Palermo ed ex commissario anti-Covid Antonio Candela. La decisione era stata presa il 12 giugno scorso, ora arrivano le motivazioni. Il collegio dei magistrati ha ribadito le ipotesi di corruzione contestate dai pm della Procura di Palermo negli appalti per le forniture a ospedali e Asp, gare con cifre che superano i 600 milioni. L’inchiesta è quella denominata Sorella Sanità.

“La particolare spregiudicatezza criminale dimostrata da Antonio Candela” si unisce alla “gravità in concreto delle condotte delittuose”, si legge nelle motivazioni del Riesame. Induzione indebita, al posto della concussione, ai viene contestata, invece, a Fabio Damiani, ex manager trapanese che si trova in carcere.

Come si legge sul Giornale di Sicilia, i giudici affermano che dalle conversazioni intercettate emerge come Candela non manifestasse “alcuno scrupolo o remora a sottrarre illecitamente risorse pubbliche a un settore di rilevanza strategico e affetto da gravi carenze strutturali, per garantirsi illeciti proventi”. Al centro dell’inchiesta ci sono i rapporti tra Candela e il suo braccio destro Giuseppe Taibbi che aveva legato “la sua sorte a quella del pubblico ufficiale, la cui ascesa – dicono i pm – sarebbe stata fonte di ulteriori guadagni illeciti per entrambi”.
Per i magistrati del Riesame, inoltre, ci sarebbero elementi “sintomatici di elevata pericolosità che denotano il carattere non episodico dell’attività delittuosa” e il “concreto e attuale pericolo che Candela possa sfruttare la propria ricca rete di contatti per continuare a manipolare la funzione pubblica in modo strumentale al perseguimento dei propri e altrui privati interessi”.

Intanto gli investigatori sono riusciti ad ispezionare i contenuti dell’Iphone di Taibbi, sedicente operatore dei servizi segreti. Nel suo cellulare potrebbero esserci chat e altri elementi fondamentali. Adesso per decrittare i dati servirebbe l’intervento di una delle poche società mondiali n grado si operare con questi dati dotati di una forma quasi impossibile di decifrazione. “Taibbi e Candela – dice il riesame – sono stati protagonisti di tutti i passaggi dell’accordo corruttivo, dalla sua definizione alla sua materiale esecuzione». E alla fine il faccendiere, che aveva una propria società, avrebbe agevolato l’incasso della tangente, ricevendo lui il denaro da girare «anche al pubblico funzionario”..