Spariti dal carcere dell’Ucciardone di Palermo quasi 17 mila euro, soldi di proprietà dei detenuti. Per quell’ammanco, di cui oggi viene fuori l’episodio dalle pagine del Giornale di Sicilia, la Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati l’ex contabile oggi in pensione di 68 anni. Secondo le indagini svolte dagli inquirenti sarebbe lui il responsabile di questa sparizione dei soldi dei detenuti, guadagnati con l’attività lavorativa svolta al di fuori del penitenziario.

Il provvedimento

A svolgere le indagini la sezione di polizia giudiziaria della guardia di finanza, coordinata dalla Procura Palermitana. In seguito alla denuncia dei detenuti stessi, sono state effettuate delle verifiche sui libri contabili. E sulla base della ricostruzione fatta dagli inquirenti l’autore di questo ammanco sarebbe il 68enne. Ci sarebbero anche dei bonifici che attesterebbero queste somme passate da un conto all’altro. Nei suoi confronti è scattato il sequestro per equivalente dei suoi beni, pari quindi alla cifra che si ritiene sia sparita dalle casse del carcere.

L’altro scandalo dei penitenziari siciliani

Vicenda che emerge a pochi giorni da un altro scandalo che ha coinvolto un altro penitenziario siciliano, quello di Trapani per l’esattezza. Ad essere emerso, nell’ambito dell’operazione Alcatraz dei carabinieri, un sistema di corruzione. Gli agenti di polizia penitenziaria avevano soldi e addirittura anche sesso, in cambio chiudevano entrambi gli occhi e all’interno del penitenziario di Trapani passava di tutto. Droga, telefoni e profumi, che addirittura riuscivano a penetrare anche nei reparti di alta sicurezza.

Chi ha operato

Il blitz scattato tra Trapani, Palermo, Benevento, Bari, Porto Empedocle, Mazara del Vallo e Avola. Operazione dei carabinieri del comando provinciale di Trapani e del nucleo investigativo regionale Sicilia della polizia penitenziaria. Eseguita un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del tribunale di Trapani, su richiesta locale Procura della Repubblica. In tutto 24 gli indagati di cui 17 in carcere, 5 ai domiciliari e 2 con obbligo di dimora. Le accuse a vario titolo per corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, omessa denuncia di reato, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. Nonché ulteriori violazioni del codice dell’ordinamento penitenziario.

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