“Lavoravo 8 ore al giorno in un centro di accoglienza ed ero pagato con due voucher. Per me prima voucher era una parola buona e bella, pensavo si trattasse di un bonus – racconta Ibrahim Kobena, della Costa d’Avorio – A fine mese aspettavo la mia busta paga, mi hanno detto che ero già stato pagato. Quante ore, per cosa, non era definito. Dopo qualche mese sono scappato”.
Questo il racconto di Renato Aiello: “All’inizio avevo l’impressione di fare il lavoro del regionale, con un posto tranquillo, sicuro. Poi iniziarono arrivare la cassa integrazione, il crac della Parmalat. Fino al blocco totale. Da azienda d’elite per i succhi degli agrumi, seconda alla Fiat nella stessa area industriale, siamo diventati un depuratore che smaltisce il percolato di Bellolampo. Siamo rimasti in 46: 22 lavorano, gli altri 24 sono in cig”.
Sono alcune delle 12 storie raccontate oggi al Teatro Santa Cecilia, per l’iniziativa della Cgil Palermo “Parla il lavoro”, un’assemblea pubblica per presentare il Referendum della Cgil sui temi del lavoro: abolizione dei voucher e responsabilità solidale negli appalti. Ad ascoltare, in una platea piena di lavoratori, di associazioni sostenitrici del referendum, e del gruppo dirigente della Cgil, di deputati nazionali e regionali, consiglieri comunali, sindaci dei comuni, erano presenti anche il sindaco ricandidato Leoluca Orlando e gli altri candidati a sindaco Ugo Forello, Fabrizio Ferrandelli e Nadia Spallitta.
“Rabbia, solitudine, vulnerabilità, disincanto. Ultimi contro penultimi. La cultura del meno peggio – ha dichiarato il segretario Cgil Palermo Enzo Campo presentando l’iniziativa – Siamo un’isola marginale, dove le industrie manifatturiere chiudono una dietro l’altra. E si allarga sempre più il divario tra Nord e Sud ma anche tra il Sud e il resto del Sud. Alla classe politica chiediamo di mettere al centro il lavoro, la sua quantità, la sua qualità”.
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